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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   I TRECENTISTI MINORI
   75
   nel 1388) in un poema intitolato il Gentiloquio mise in terzine la cronaca del Villani, in un altro narrò la Guerra di Pisa del 1362-65 ; trattò altri soggetti storici e politici, per lo più nella' forma del serventese; scrisse, oltre moltissime rime svariate, anche parecchi poemetti cavallereschi. « Nel mezzo del sec. XIV principa-lissimo poeta popolare, dice il D'Ancona, ci si presenta Antonio Pucci, che in sé porge la immagine del vero Cantore di piazza, intrattenendo il circolo plebeo, che gli si faceva intorno al suono della viola e al canto delle sue rime, talora con avventure romanzesche e casi d'amore e di prodezza, talora con descrizioni di fatti veri qua e là occorsi e memorabili, più spesso con le lodi dei monumenti patri e delle imprese del Comune, o dando opportuni ammaestramenti su ciò che avesse a farsi nelle più urgenti necessità politiche ». 10
   Anche la religione diede ispirazione e argomento 'a poemetti e liriche: fra queste sono da segnalare le laudi immaginose e fervide del Bianco da Siena. 11
   2. La prosa storica in lingua italiana acquista nel sec. XIV molta importanza.13 Dino Compagni,13 concittadino e coetaneo di Dante (nacque poco prima del 1260, morì nel 1324), ebbe parte dal 1282 al 1301 negli uffici e negli avvenimenti della sua città; de' Bianchi anch'egli come Dante, potè tuttavia,_ quando prevalse la fazione contraria, evitar l'esilio, ma rimase in Firenze senza più alcuna partecipazione alla cosa pubblica. Scrisse una Cronica delle cose occorrenti ne'tempi suoi (1280-1312), intorno alla quale si è dibattuta una lunga ed aspra controversia; che da alcuni ne fu oppugnata l'autenticità, provata poi in un'opera eruditissima da Isidoro Del Lungo. Dino Compagni fei^ nel suo libro come un commentario della divisione di parte Guelfa in Firenze in Bianchi e Neri; ed « intorno ad essa dispose gli antecedenti di quel fatto e il susseguente svolgimento degli avvenimenti»: la discordia e i tumulti di Firenze sono narrati con drammatica vivacità, e v'hanno tratti di calorosa eloquenza, ispirati allo scrittore dalla sua rettitudine e da carità di patria. Molto ampia è la cronaca di Giovanni Villani, fiorentino guelfo, mercante che molto viaggiò, ed in patria ebbe pubblici uffici. Nel 1300 essendo a Roma per il giubileo, concepì l'idea di scrivere una storia di Firenze, figliuola di Roma: nei dodici libri della sua opera, rifacendosi, com'era costume, dai tempi più remoti, dalla torre di Babele, arrivò sino all'anno della sua.