I TRECENTISTI MINORI
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1 Trecentisti minori.1
1. Poesia didascalica, lirica e narrativa. — 2. La prosa: cronache (Dino Compagni, G. Villani, ecc.); scritti ascetici e morali; novelle (Franco Sacchetti, ecc.).
1. Cominciò presto a manifestarsi la grande efficacia dei tre sommi autori del Trecento, su le orme dei quali tentarono di mettersi non pochi in quello stesso secolo. Dopo l'esempio della Divina Commedia, vari poemi furono scritti col fine di ammaestrare. Non un imitatore, bensì un oppositore di Dante pretese di essere un coetaneo di lui, Francesco Stabili d'Ascoli, più comunemente chiamato Cecco d'Ascoli; il quale compose un arido poema didattico, una specie d'enciclopedia intitolata VAcerba, in strofe di sei versi endecasillabi, formate da due terzine legate per la rima di mezzo (aba, cbc). Superbo della sua scienza e incurante della poesia e dell'arte, in più luoghi contradice al suo grande contemporaneo, e ostenta per lui del disprezzo ; lo guarda d'alto in basso! L'orgoglio sprezzante di Cecco, e l'odio e l'invidia che ne derivarono, pare che fosser cagione, almeno in parte, della sua misera fine; la quale ci rende compassionevoli verso di lui, e addolcisce il nostro giudizio su questo arrogante censore di Dante: fu condannato per eresia e arso vivo in Firenze il 1327: sostenne il supplizio intrepidamente. Iacopo Alighieri, figliuolo di Dante, scrisse, in versi settenari rimati a due a due, il Dottrinale, piccola enciclopedia dello scibile naturale e morale; Fazio degli Uberti della illustre famiglia fiorentina (morto dopo il 1368) e Federigo Frezzi di Foligno2 (morto nel 1416) composero con evidente imitazione della Divina Commedia, l'uno il Dittamonclo (dieta mundi, le cose che si dicevano del mondo), descrizione d' un immaginario viaggio per il mondo allora conosciuto, e l'altro il Quadriregio, dove sono descritti i quattro regni di Amore, di Satana, dei Vizi e delle Virtù. 3
Parecchi lirici della prima metà del Trecento continuarono lo varie scuole del secolo precedente: Bindo Bollichi di Siena e Grazinolo dei Bambagliuoli di Bologna, commentatore in latino déìl'Inferno di Dante, trattano argomenti morali, e si ricollegano il primo a Guittone d'Arezzo, il secondo a Francesco