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Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   GIOVANNI BOCCACCIO
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   dopo essere stato a trovare il Petrarca a Milano, dissuase Leonzio Pilato calabrese, uomo rozzo e di poca cultura ma abbastanza versato nella conoscenza del greco, dal lasciare, come aveva stabilito, Venezia per Avignone, e lo indusse ad andare a Firenze; dove fece istituire per lui la cattedra di greco, e lo ebbe ospite per quasi tre anni clie Leonzio rimase in quella città. Da lui il Boccaccio imparò, per quanto assai imperfettamente, la lingua greca.
   In molto conto era tenuto il Boccaccio in Firenze, e la repubblica se ne valse in parecchie ambascerie: nel 1350 e 1351 lo mandò nella Romagna, nell'Italia Superiore, e presso il marchese Luigi di Brandeburgo, nel Tirolo, per proporgli un'alleanza contro i Visconti: tre volte fu inviato alla corte pontifìcia; nel 1354 e nel 1365 ad Avignone e nel 1367 a Roma, quando vi andò Urbano V.
   Nel 1362 avvenne un curioso fatto, che produsse impressione profonda nell'animo del Boccaccio: mentre egli era tutto intento ai suoi studi, ecco capitargli un frate certosino Gioacchino Ciani, il quale diceva di essere venuto da lui per comando di un altro frate, Pietro Petroni morto in voce di santo, ad annunziargli la prossima morte e l'eterna dannazione, se non avesse mutato vita e abbandonato gii studi profani, dandosi tutto alla religione. Il Boccaccio rimase turbato fortemente, ma lo riconfortò il Petrarca, il quale, approvando il proponimento di lui di emendare i propri costumi, lo distolse però dal-l'abbandonare i libri e gli studi: da quel tempo il Boccaccio fu sempre molto religioso, ed in una lettera a Mainardo Cavalcanti (1373) dava un severissimo giudizio dell'immoralità del Decameron.
   Fino al 1373 dimorò spesso lontano da Firenze: ebbe anzi intenzione, circa dieci anni prima, di stabilirsi a Napoli, dove con magnifiche promesse lo invitava il fiorentino Niccolò Ac-ciaiuoli, gran siniscalco della regina; ma l'accoglienza che trovò presso dell'Acciaiuoli fu la più amara delusione; sicché poi, nonostante che si trovasse in angustie economiche, non si lasciò più attrarre da inviti e profferte, che gli vennero da altre parti, neppure cedette alle preghiere del Petrarca, che lo voleva stabilmente presso di sé. Nel 1373 fu incaricato dal comune di Firenze di leggere pubblicamente il poema di Dante, e nell'ottobre ne cominciò la lettura e l'esposizione nella chiesa di
   5 — Venturi, Storia della Letter. ital.