Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana ', Giovanni Antonio Venturi

   

Pagina (64/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (64/334)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana

Giovanni Antonio Venturi
Sansoni Editore Firenze, 1929, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   FRANCESCO PETRARCA
   57
   berto, il giorno di Pasqua del 1341 fu con grande solennità incoronato d'alloro in Campidoglio. Partito da Roma, prima di restituirsi ad Avignone si trattenne qualche tempo presso Azzo da Correggio in Parma, e condusse a termine VAfrica. Venne ancora in Italia nel 1343, ambasciatore di Clemente VI a Giovanna regina di Napoli. Tornato ad Avignone avrebbe avuto dal Papa l'offerta, a quanto narra in una sua lettera, dell'alto e lucroso ufficio di Segretario apostolico, che egli avrebbe rifiutato. 2
   Nel 1347 lo accese di grande entusiasmo l'impresa di Cola di Rienzo, cui indirizzò una famosa epistola. L'anno appresso, mentre era a Parma, gli giunse la dolorosa notizia della morte di Laura: in quel medesimo anno moriva anche il cardinale Giovanni Colonna. Nel 1350, recandosi a Roma per il giubileo, si trattenne qualche tempo a Firenze ospitato da Giovanni Boccaccio, con cui strinse amicizia, e che l'anno seguente dal Comune di Firenze era inviato a Padova presso di lui a promettergli la restituzione dei beni confiscati al padre suo, e ad offrirgli una cattedra nello Studio fiorentino, che s'intendeva fondare col suo consiglio; offerta che 41 Petrarca non accettò.
   Nel 1353 questi abbandonò per sempre Avignone, cui nulla ormai più lo legava, e si fermò a Milano grandemente onorato dai Visconti, che gli commisero varie e importanti ambascerie. Quando scese in Italia, nel 1354 l'imperatore Carlo IV, il Petrarca, che lo aveva sollecitato a venire a sanare i mali d'Italia, fu da lui invitato e ricevuto a Mantova con somma amorevolezza: duo anni dopo, andato ambasciatore di Galeazzo Visconti a Praga presso l'imperatore, questi gli diè il titolo di conte Palatino, e avrebbe voluto tenerlo presso di sé, non mostrandosi punto sdegnato dei franchi e arditi rimproveri che il Petrarca, deluso nelle speranze in esso riposte per il bene d'Italia, gli aveva rivolti in una epistola. Spesso il Petrarca del grande rispetto e della fama di cui godeva cercò servirsi, sebbene con poco frutto, a beneficio della patria: così sempre fu suo fervido voto il ritorno del pontefice a Roma, così s'interpose nelle guerre fra Venezia e Genova. Nel 1361 si stabilì a Padova, ma l'anno appresso si trasferì a Venezia, che fu sua principale dimora sino al 1368; e dove la Repubblica, in cambio dell'obbligo ch'egli assunse ui lasciarla erede della sua. ricchissima e preziosa biblioteca, gli diede ospitalità in un palazzo su la riva degli Schia-