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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   242 CAP0 1V-
   casalinga c poetica, che il Tommaseo, non molto amico del Foscolo, pure imitò nel suo Fede e Bellezza. Dirò pertanto che se l'Ortis cede al Werther come i > manzo lo supera come storia, dei tempi in cui fu scritto; e le digressioni sull'Italia letteraria e politica, lungi dall'essere un difetto, formano la principale bellezza del libro. Ben è a dolersi che l'autore non abbia pensato all'effetto mirale dell'opera. Nella prefazione alla 14.a stampa fatta in Zurigo il Foscolo diceva: So dopo tante edizioni non fosse cosa impossibile, lo scrittore abolirebbe volentieri questa operetta; nè taceva a Silvio Pellico i suoi rimorsi d'avere spinti alcuni forsennati giovani a fine vituperosa. .
   La prosa del Foscolo ritrae molto della prosa dell'Alfieri negli scritti politici; ciò si vede principalmente nella Orazione a Bonaparte pe' comizii di Lione, chc gli fu commessa dai triumviri cisalpini. Magnifica il guerriero per inveire contro le rapine e le dilapidazioni de' suoi proconsoli nella Cisalpina ; esalta le armi italiane tolte alla ruggine di tanti secoli, raccomanda all'eroe di provvedere di buone le»ffi gli Stati con la terribile e quasi profetica interrogazione: FlV tu eternot L'Orazione fu stampata prima dell'Ortis nello stesso anno 1802; Foscolo si era 'ià accorto dei volpini intendimenti di Buonaparte; e però nell' Ortis^ muto linguaggio. In tanta agitazione politica non lasciava il culto delle muse; è di questi tempi l'Ode all'amica risanata, una bella milanese succeduta nel cuore del poeta alla giovinetta pisana. Lungo sarebbe il ricordare tutti gli amori che passarono per questa anima inquieta ed ardente, nè credo convenevole sollevare il velo chc egli stese sulla propria fralezza ; basti questo cenno a mostrare come 1 Ortis fosse frutto d'un'anima abituata alle passioni più che mossa da un unico amore.
   Che l'amorosa malattia onde nacque 1' Ortis, non fosse molto profonda, lo mostra anche La chioma di Berenice lavoro di minuta e scelta erudizione dettato in questo medesimo tempo. Volle mostrare agli eruditi lombardi che in due mesi scherzando poteva rapire ad essi la palma conquistata con anni ed anni di studio nella polvere delle biblioteche. Il Monti in una nota alla versione di Persio, pubblicata nel 1803, leva a cielo questo commento pieno di dottrina e ài lepore; tolse la nota nelle posteriori edizioni. Conosco pochi libri, dai quali i giovani possano attingere migliori precetti circa il bello poetico e l'ufficio della letteratura.
   Capitano nell'esercito d'Italia, dovette nel 1804 cangiare z rivi di Olona con le squallide e nebbiose coste dell'Oceano. Fu al campo di Boulogne, quando Napoleone minacciava di discendere in Inghilterra. Di là scriveva al Monti che l'amico suo
   in terra che non apre il seno Docile ai rai del sole onnipotenti, Passa la vita sua colma d'obblio; Doma il destriero a galoppar per l'onde ; Sulle rocce Piccarde aguzza il brando, E misurando l'Oceàn cogli occhi D'Anglia le minacciate Alpi saluta.
   Gli amori con una giovane inglese lo volsero allo studio di quella lMua da cui tradusse il Viaggio sentimentale di Sterne, ch'era de'suoi autori più cari, e che fu reso italiano da lui col più candido fiore dell'idioma toscano. r ornato m Italia nel 1805, e messo di guarnigione a Brescia, si diede tutto alla versione di Omero, e a filo a filo venne tessendo la tela de' suoi famosi Sepolcri.
   Del suo modo di tradurre dai classici antichi ho già detto parlando del Monti: era l'ingegno suo di tempra robusta e rigida in guisa da non piegarsi all'indole degli autori chc traduceva. Nè la maestosa e serena calma di Omero rispondeva certo alla fiera e risentita natura di lui. Solo quando si abbatte in qualche racconto di dolore come per pestilenza o per morte, il suo verso si tinge di una tristezza che emula il greco e si lascia addietro quello del Monti, 11 lettore giudichi da questo passo del libro quarto;