capo iv. 195
cista eminente, sapea fondere e lenire armonicamente ivarii colori ; ma questo squisito sentimento del bello, per cui chiamava se stesso l'incontentabile Ugo Zacintio gli ritardava la mano nell'opera e gli faceva mutare e rimutare, nè sempre in meglio, i periodi. Poehe sono le poesie che ha lasciate all' Italia ; ma non si creda ehe fossero pochi i suoi giovanili esercizii nella più difficile delle arti ; abbiamo moue traduzioni dai greci e dai latini, una eantica contro Robespierre, versi amorosi ad una Laura, inni alla Verità, al Sole ed altri composti da lui fra i quindici e i sedici anni, e stampati nel 1831 dal Ruggia in Lugano. È memorabile la sua Oda a Bonaparte liberatore scritta in Venezia quando non era ancora consumato il tradimento di Campoformio. All'annuncio di quel trattato il Foscolo fu di coloro ehe proposero di mettere il fuoco a' canti della città e perire sotto le ruine prima di rendersi all'Austria.
Fuggì da Venezia nel fine del 1797 e ricoverossi in Milano, ove con Pietro Custodi e Melchiorre Gioja attese alla compilazione del Monitore italiano, nel quale riferiva e giudicava i decreti del Gran Consiglio cisalpino. Serisse allora il famoso sonetto contro la sentenza che bandiva dalle scuole la lingua latina, e fece la no-bi e e coraggiosa difesa di Vineenzo Monti. Intanto la fortuna d'Italia era passata col Buonaparte in Egitto, e la Cisalpina era eorsa dagli eserciti austriaci e russi il r oseolo seguendo Quello spirto guerrier eh' entro gli rugge, si arruola nella legione italiana; combatte valorosamente a Cento, a forte Urbano, alla Trebbia e eolle ultime speranze repubblicane si chiude in Genova, nel eui assedio rimane ferii ). S'imbarca eoi Massena per la Franeia, ove resta poelii giorni, finché la vittoria di Marengo gli riapre le porte d'Italia. Questi furono gli avvenimenti ehe maturarono . ingegno del Foscolo. Nei sonetti e nella Ode alla Pallavicini caduta da cavallo scritta in questo tempo, raggiunse una perfezione, che il verso italiano non ebbe più dopo lui. Si paragoni il sonetto dell'Alfieri sul proprio ritratto col sonetto del loscolo ; quanto questo si lascia addietro il modello! In queste poehe liriche si rivela la sua grande arte poetiea, ch'era collocare i piccoli accidenti della vita sopra largo campo, ove o la grandezza della natura, o le memorie storiche, o le passioni politiche potessero prestare colori al poeta. Così se deve lasciare la sua donna ricorda 1 e frementi Onde che batton le Alpi, i venti del Tirreno che sperdo no i suoi voti, il lungo esigilo fra spergiure genti; se poi la rivede in Firenze ri e'or da 1 Arno e il Ponte e l' onda impaurita in cui [l papale furore e il ghibellino Mt acean gran sangue, ove oggi al pellegrino Del fiero Vate la magion si addita. Di quest'arte si giovò continuamente nell'Ortis; fu difetto o bellezza?
Le ultime lettere di Jacopo Ortis erano state precedute dai Dolori del aio-vane Werther di Goethe. Il Foscolo dopo la sua partenza da Venezia era stato qualche tempo in Toscana; aveva conosciuta ed amata una bellissima giovinetta di Pisa, ehe per motivi famigliari e politici gli venne contesa, e fu poscia accasata in Firenze. Le angosce di questo amore sventurato; l'ira contro Buonaparte per la tradita Venezia ; il crueeio e la vergogna per le discordie italiane che davano le facili vittorie allo straniero, infiammarono il cuore del Foscolo, che si propose di scrivere un commentario de' suoi tempi. Andava dettando alcune memorie a frammenti, quando comparve il Werther, dal quale tolse la forma; ma Jacopo e Teresa sono figure viventi della tempestosa vita italiana di que' giorni tanto diversa dalla vita tedesca ne' giorni in cui Goethe scriveva. Ora se si paragonano i due romanzi ne' rispetti dell'arte, il Werther, oltre il vanto della priorità, ha quello d'una analisi più profonda della passione d'amore, ehe senza mescolanza d'altre passioni conduce passo passo 1' infelice giovane all'orrenda catastrofe; sono più naturali, perchè più comuni i caratteri e le situazioni ; più naturale, perchè più semplice, lo stile. Neil' Ortis la letteratura e la politica si mescono continuamente all' azione principale ; le scene della natura hanno poca verità di colorito; e certa enfasi, figlia più della testa che del cuore, affatica non di rado i lettori. Ha nondimeno pagine d'inarrivabil bellezza per un misto felice di lingua