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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   li CAP0 v-
   di scusa- ma vecchio c glorioso continuare in un opera che quanto più ripulì^ d tanto'sarebbe «tata più dannosa al pudore e alla morale, è colpa di cui ne la versa? lit\ dell'inaino, nè la perfezione dello stile lo possono assolvere, Sembra Il 'in stesso arrossissi di aver lordata la sua canizie nel fango Cas i, quando Lima di morire mostrava desiderio che quella versione fosse bruciata. Il La 1» ITp no^notendo far più diede al fuoco una commedia che teneva manoscritta; Slrrfn ti nonfcL 'altrettanto? Ammetto che i diritti delarte siano asso-Fnt? ma chi può desiderare i trionfi dell'arte colla sconfitta della morale?
   'L^ultiA felle le poesie di grido fu il Sermone sulla Mitologia. Era naturale eli e il Monti a t ter rft o dalla scuola romantica, che ogni dì più guadagnava d scapoli, cercasse difendere un sistema al quale doveva tanta parte della sua 1 raP La mitologia pel Monti fu il guardaroba, a cui si ri volse per vlstire Annosamente i suoi pensieri, spesse volte nè grandi, nè nuovi. Gli pareva miào , tomba L poeti, perchè egli non ha mai veramente sentito, ma simulato
   sentimento per giuoco della sua mobile immaginazione. Nei n,ii e e« cite 1
   F ocolo ha richiamato in vita ne' suoi versi, sentiamo un vero ffioco d passi.one cao non dipende dalla favola, nè badiamo se siano esseri storici; nel M« 1l onda ?liosa del verso trascina il lettore, ma l'anima rimane, se non fredda, tranquilla. ¦ c ^ e le due Odi del Foscolo vivono di un' immortale g, ~^ a ^ -roniade, che non ha mai fatto palpitare anima umana non e Ma che come gne modello di linguaggio poetico. Solo per questa eccellenza d^ e lo opere de Slonti principalmente YIliade e la Proposta, saranno sempre studiate , e cosi tuQ g^ranuo quella tomba, in cui non.il vero, ma la mitiea Dea ha minacciato di sep-
   PelHrA mettere in maggior rilievo V incostanza politica del Monti viveva nello ^tempestose vicende nella! Cisalpina e nel , I.lia; ilW abhorrimento
   fieri è l'italiano cne trasse a se più - -----~->e ,fi i
   non fosse alcuna volta tornato funesto col suo Ortis , potrebbe coll Alfieri e col Parini dividere la gloria di avere rigenerata la letteratura e, ciò che pm m< ita, La tziot italiana' Dal «albo aererà di Zante venuto colla Jgfcov, con fratelli e sorelle a Venezia, ov'era nato il padre, vide gli ultimi giorni aciia li^pubblica, e nella tragedia il Tieste, da lui scritta ne suo di c, esinja,, maledisse alle discordie che armavano di pugnale la mano de frate In Se»a l'Alfieri • benché fosse scolare in Padova del Cesarotti, cui professo sempre amore e riconoscenza, tuttavia non si lasciò mai sedurre dalle sue dott. le F^j -della Morte di Ettore e dell'Ossian vaticinò quello che le età seguenti hanno co f 'Ad uni tenace memoria si univa nel Foscolo - fim..«ao feto educato nella costante lettura di Omero, de' buccolici e linci greci di liiM    Quando ti vidi, rabbuffato i crini,
   Con rauca voce e fiammeggianti sguardi_ Cantare in suon feroce i sacri, ond'ardi, Del tuo padre Allighier carmi divini, ecc.
   Ugo Foscolo dice di Didimo chierico , che dagli autori ch'ei vedevat degni H %sìre studiati avea tratto parecchie pagine e ricucitele in un so loJMs so ^ o surne. Credo fosse questo il suo metodo, poiché ne suoi versi e nell(%rosc,,«» Ztante l'imitazione de'più bai passi d'autori antichi e moderni. Intarsiatolo e mosai