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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   capo v.
   -lOi
   che appena si può condonare al Manzoni che la dettò turbato dalla morte del poeta; ina quella etò non fu certo del Monti, se, in luogo di ravviarla e siamo reggi a ria co poderoso suo ingegno si lasciò sedurre e frascin are^ dalla corlnte' opinione, volgendo la vela ora a destra ora a sinistra secondo lo spirLrdeTvento
   c,,ffiplfcaSotali'come da quel motto ~al ™'
   fi i^tefc le sue pm belle liriche; come per classica forma vanno ammirati i poemitt ° U Fanatismo, il Pericolo, la Superstizione ed il Prometeo. In questo ultimo k re erica prevale alla ispirazione, come si vede in quella tirata contro i Calibi primi trovatori e lavoratori del ferro, eh'è padre delle arti; e in quel vaticinio delTa futura grandezza dei Veneti suggerito dalla vista dellk
   Al M,i abbondava la fantasia che dipinge i particolari di un soggetto- ma di marn ava la fantasia creatrice degli stessi soggetti, perchè la mentf di C sfio ra, a e cose, nè S1 profondava nell'intimo dellfnaturf; coglieva con arte Arabile' le app^rer e ma non penetrava nella divina idea che le^gcnera' com fecondo Goethe, dee fare il poeta. Per questo la poesia di lui può paragonarsi un ricco manto di poruora gettato sopra una statua di marmo chTno!ha movimento^ nè ,lore quahtàiche nascono dalla pienezza della vita e del sentimentoIver i pft Esentiti 3( a denti, che mai siano usciti dalla penna del Monio li trovoneHa
   f TfsUn^CeT'lpmge ì lÌZH ddla Ci* ^ festose 'accoglinl foTtS ai h issi in Mdano. L anima del poeta era veramente scossa; costretto a fuggire
   da M ano, e povero e perseguitato ricoverarsi in Parigi, diede sfo-o alla sua sin
   Mascheroni F rinTll^ T Pedonata in grazia dei grandi interlocutori, Jias.Ueroni Panni Beccaria, Verri che s'introducono nel poema che ha molt
   f tti di evidenza e di vigore dantesco. Vere è che il Monti,Ptroppo fidente nelle
   rpts? Ttuttil iftf ilt ^^ °°n ^ 6 fu PerJeate' ' P^e nota s ed u to al' 1 e fa hi e d^Pu^^T ^ C°n °UÌ Dttte ^^ di Serdello
   A guisa di leon quando si posa.
   11 Tasso nel decimo della Gerusalemme dice di Argante che rimase
   A guisa dì leon quando si posa Girando gli occhi e non movendo il passo.
   Lfdtll'Ìarior?h'PCggwnel- prÌndp̰ del ^Uint0 della Mascheroniana, in cui elice dell Ariosto eh era stato interrogato dal Verri:
   Non mi fece risposta quell'acerbo; Ma riguardommi colla testa eretta A guisa di leon queto e superbo.
   *fcir„PDaler ne'° sMÌtudHparve infelicissimo ogni volta chc volle
   Per correr miglior acqua alza le vele Ornai la navicella del mio ingegno, Che lascia dietro sè mar sì crudele'.
   E nel terzo della Basvilliana ;