• capo v.
. . . all'ombra di un'elee e all'ozio in seno
Che il suo signor gli ha fatto anzi il suo dio (il duca Braschi)
TJn poeta non vii l'aspre vicende
Di Feronia cantava, e per sentiero
Non calcato traea l'itale Muse.
Vi era ne' campi poetici un sentiero non calcato, in cui un'orma bellissima aveva impressa il Mascheroni coli 'Invito a Lesbia Ciclonia ; il Monti stesso colla Bellezza dell'universo e coli 'Ode al Montgolfier aveva mostrato che potea correrlo con gloria. La scienza moderna, vestita della magnificenza di un verso del quale solo il Monti possedeva l'arte, potea cingere il poeta di un alloro ben p;ù glorioso delle fronde carpite ad Omero e Virgilio. Ma, poeta d'immaginazione più che di cuore, il Monti se abbastanza sentiva, poco meditava; correva volonteroso ove le immagini gli si affacciavano più splendide, senza badare se fossero nate dalla memoria di cose già lette o sgorgassero dall' intimo di un proprio sentimento,, Questa leggerezza di mente tornò funesta al suo carattere trasmutabile ad )gm cangiamento '^litico e privò l'Italia di un poeta, che per ricchezza e varietà di stile si lasciava addietro il Parini e l'Alfieri-, ma rimase ad essi minore in altezza d'intendimenti morali e civili.
U',0 Basville, segretario della legazione francese in Roma, e fomentatore ca odio contro la dominazione papale, essendosi mostrato sul Corso della città con una bandiera tricolore, era stato ucciso dalle mani del popolo nel gennajp a 793. Il Monti, nella famosa cantica finge che il povero Ugo, eh' era morto cristianamente, prima di entrare in paradiso, sia condotto dal tutelare suo angelo a vedere i mali cagionati dalla Rivoluzione francese; e ciò in ammenda delle antiche sue colpe. Perchè scelse il Monti questo soggetto? Aveva forse comune col Papa e co'Romani patrizii l'abborrimento delle novità della Francia? o come egli stesso dichiara al Salfi. nella lettera che gli scrisse prima di entrare in Milano, era stato l'intimo amico del Basville, e però sospetto alla polizia di Roma, in guisa chea stornare le sacerdotali vendette dal suo capo e dall'innocente famiglia, gli fosse forza, come dice egli stesso, imitare la Sibilla che gettò in bocca a Cerbero V offa di miele per non essere divorata? Io credo che sarà stata l'una cosa e l'altra, perchè l'ingenita sua leggerezza non lo teneva legato ad alcun partito; ed adorando le divine forme della libertà, poteva non avere il cuore d'immolarsi per essa. Ma le tempeste della Francia passarono le Alpi, e rovesciando uno dopo l'altro i piccoli troni d'Italia, minacciavano lo stesso Vaticano. Il Monti aveva composta la Bas-villiana con meravigliosa rapidità dal gennajo all'agosto del 1793. Si riaccesero le arcadiche invidie di Roma e divamparono gl. odii de' repubblicani cisalpini, che vollero fosse bruciata per mano del carnefice sulla piazza del Duomo di Milano. Il Monti, stretto tra due fuochi, prese il partito di scongiurare il maggiore, e dopo scritta la supplichevole lettera al Salfi, nel 1798 entrò nella capitale lombarda.
L'illustre Cantù nel suo recente lavoro Monti e l'età che fu sita, Milano 1879, ha messo in luce quanto con incredibil pazienza ha potuto razzolare negli archivi pubblici e privati di Milano circa questo periodo non bello della vita del Monti. Se non fosse un provvido ammonimento dato agli scrittori di serbare incontaminata la dignità del carattere, direi che l'opera del Cantù non solo offende la memoria del Monti cittadino, ma toglie agli studiosi ogni voglia di conoscere il Monti poeta. Quando i versi che credemmo dettati nella sincerità di un entusiasmo fosse anche passeggiero, troviamo che furono suggeriti dalla fame o dalla paura, lo stesso prestigio dell'arte non rimane distrutto e non ci piglia il ribrezzo come alla presenza di un mostro? La storia e la critica sono veramente rispettabili cose: ma se talvolta rispettassero più che non fanno la vita intima de' grandi defunti, io credo che la nazione avrebbe ad esse obbligo maggiore. Non so poi come il Cantù possa dire del Monti che fa sua l'età nella quale visse, sentenza