1(172 capo iv.
Antonio Cocchi (1695-1758) nato a Benevento, di padre toscano, fu medico e letterato ad un tempo. Entrato nell' amicizia di lord ilastin,, che viaggiava l'Italia, passò con lui a Londra, ove divideva le sue ore fra la lettura de' classici antichi col nobile lord e il conversare coi grandi scienziati di quel tempo, trincipalmente col Newton. Tornato in Italia ed eletto professore di medicina teorica in Pisa, dopo qualche tempo lasciò quella cattedra per coltivare più riposatamente i suoi studii in Firenze. Prima di partire da Londra aveva dedicata al-l'Hasting in segno di riconoscenza la sua versione latina degli Amori di Amia e di Abrocome dal greco di Senofonte Efesto. La pubblicò col testo tratto da una copia che il Salvini aveva trascritta di suo pugno dal codice fiorentino e donata ad Enrico Davenant; è l'edizione principe di questo grazioso^ romanzo. Il Cocchi col suo Discorso sopra Asclepiade cerca di ridurre la medicina alla semplicità praticata da quel Greco ; e nell'altro Sul vitto pitagorico mostra quanto l'uso dei legumi e delle erbe sia giovevole alla salute. Illustrò di dotte ed eleganti ìore-fazioni i Discorsi volgari di anatomia del sommo Lorenzo Bellini pubblicati in Firenze nel 1741, come nell' Elogio del grande botanico Pietro Antonio Micheli alle svariate cognizioni di storia naturale accoppiò quella pura eleganza di lingua, per cui è spesso citato nel vocabolario della Crusca. Anche nella memoria sui Bagni di Pisa, la stessa amenità di erudizione e di lingua. Un suo discorso Sul matrimonio, in cui tocca delle noje che arreca agli uomini di lettere,_ scritto per passatempo, destò grande scandalo in Italia, ed attirò sopra il Cocchi le ire del Baretti.
Domenico Cirillo (1739-1799) di Grumo in Terra di Lavoro, dopo aver coltivata con ardore la botanica e diffusa nel regno di Napoli la conoscenza del sistema di Linneo, viaggiata l'Europa e conosciuto Franklin a Parigi^ ed Hunter a Londra, dopo alcuni anni tornato in patria, dettò le sue Osservazioni sulla Ine venerea, che furono tradotte in tutte le lingue d'Europa. Ebbe la cattedra di fisiologia nello spedale degl'Incurabili a Napoli, di cui poi fu medico ordinario. Fu primo a dare lezioni di ostetricia che prima si davano da qualche donna spesso ignara d' ogni elemento di anatomia. Passò professore di medicina pratica nella Università attirando a se una eletta gioventù da tutte le parti d'Italia, e molti ricchi stranieri sino dalle Americhe desiderosi de' suoi consulti. Il Cirillo lasciò il capo sul patibolo. La sua morte è macchia nerissima della dominazione borbonica.
Giambattista Borsieri (1725-1785) di Trento, prima medico condotto in Faenza, professore di clinica in Pavia, e poi archiatro nella Corte arciducale di Milano, nelle sue Istituzioni di medicina pratica raccolse quanto un acutissimo ingegno, una lunga esperienza ed infinite letture gl'insegnarono circa la natura e i rimedn delle malattie. Il primo volume, ch'è delle febbri, è opera delle più classiche che abbia la medicina; il secondo tratta dei mali esantematici febbrili; il terzo porge la descrizione della malattia; e il quarto, che fu tratto da'manoscrtti, parla della malattia del petto e dei precordii. L'autore dettò l'opera in latino, ma fd tradotta dal Brera in italiano, dal Cullen Brown in inglese, ed il libro secondo dall'Hinderer in tedesco. L'illustre Tommasini, dopo fattici più grandi elogi _ di questa opera, dichiara che niun'altra nazione di Europa può vantarne una simile. Alcuni sr.oi trattati postumi uscirono in Verona nel 1820, fra i quali è notevolissimo quello sui Polsi. Il Borsieri scriveva eleganti versi latini ed italiani. Ha lasciato un esemplare dell'opera di Galeno tutta postillata di sua mano.
Pietro Moscati (1739-1824) di Milano , giovanissimo fu profesSre nilla Università di Pavia, e poi direttore dell'ospitale maggiore di Milano. Nel 1796 avendo felicemente curata Giuseppina, entrò nella grazia del Buonaparte; fu presidente del Direttorio cisalpino , poi consultore di Stato e direttore generale della pubblica istruzione. Il Moscati lasciò pregevoli scritti sulla differenza che passa fra la struttura del corpo umano e del bruto; sull'azione delle arterie e^ sul sangue fluido e rappreso; ma l'ingegno fecondissimo distrasse in altre discipline. Amante