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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   160 capo iv.
   Il Piemonte ebbe la sua flora illustrata dopo l'AHioni da Luigi Colla (17661848) di Toriuo; e l'isola di Sardegna da Giuseppe Giacinto Moris (1796-1869) di Orbassano presso Torino. Nominato il Moris professore di clinica in quella isola, vi si scontrò con Alberto la Marmora, che ne studiava la costituzione geologica- e si propose di compilare una flora sarda, a cui dedicò tutta la vita. E rimasto incompiuto il quarto volarne. Ebbe nel 1829 la cattedra di botanica nella Università di Torino , c tenne per quarant' anni la direzione dell' orto presso il Valentino da lui notabilmente accresciuto.
   La flora lombarda deve assai a Domenico Nona e Giambattista Balbis. 11 marchese Giuseppe Balsamo Crivelli (1800-1874) milanese, coll'assistenza del Maggi tentò il vecchio quesito sugli organi di riproduzione delle anguille. Tradusse^ ed arricchì di aggiunte preziose il Corso elementare di botanica del Jussieu; fece accuratissimi°studii sulle spugne, e scrisse col professore de Notaris il bellissimo Prodromo della briologia milanese. .
   Ciro Pollini (1782-1833) di Alagna, intraprese l'illustraziane della flora veneta che fu continuata dal Ruchinger , dal S. Moricaud e dal Neccari ; _ scrisse pure gli Elementi di botanica e le Ricerche sulla vegetazione degli alberi. Pietro Savi (1811-1871) illustrò la flora toscana, e si rese chiaro per le sue scoperte sulla fecondazione delle rizocarpe: fu seguito dai Targioni-Tozzetti e da Carnei. Pietro Sanguinetti (1804-1870) di Roma, fece altrettanto per la romana, e Michele Tenore (1780-1861) di Napoli per la napoletana. La siciliana ebbe i suoi illustratori in Giovanni Gussone (1787-1866) di Villamarina, e Filippo Parlatore (18161877) di Palermo.
   L'intera Italia nella sua classica flora, oltre che dal Bertoloni, che la descrisse in dodici grossi volumi, fu studiata dal Parlatore. Nominato nel 1842 professore di botanica e di fisiologia vegetale nel museo di Firenze, fece che gareggiasse di ricchezza e superasse di ordine ogni altro di Europa. La sua Fior a italiana quantunque non appieno compiuta, la monografìa delle conifere, il viaggio al Monte-bianco e l'altro in Lapponia, e l'elogio di Filippo Barkcr Webb, che accrebbe il museo fiorentino di tante piante, libri e cospicue rendite, pongono il nome del Parlatore fra i più luminosi della scienza.
   Amico del Parlatore e di quanti più chiari botanici aveva l'Italia, fu Roberto de Visiani (1800-1878) di Sebenico in Dalmazia. Fino dal 1836 fu professore di botanica e direttore dell' orto nella Università padovana. La sua fama è legata alla grande opera della sua Flora Dalmatica finita di pubblicare a Lipsia nel 1852, ch'ebbe l'onore che il re Giovanni di Sassonia ne rivedesse^ le„bozzc. 11 de Visiani fondò nel Veneto una Società a promuovere la coltura dei fiorn Era letterato coltissimo, e fino dal discorso Dell'utilità e dell'amenità delle piante, con cui inaugurava il suo insegnamento, mostrava congiunto allo scienziato il poeta.
   In questo stesso anno 1878 l'Italia perdeva un altro insigne botanico in Giovanni Zanardini di Venezia , i cui lavori Sulle ficee nuove e più rare dei mari Adriatico e Mediterraneo illustrati da ricerche ed accuratissime tavole, sono ammirati da tutti i dotti di Europa, che studiano la natura di que' piccoli esseri della t creazione.
   È in corso di stampa un Compendio della fiora italiana condotto dai professori Cesati, Passerini e Gibelli. Il Giornale botanico italiano, già fondato dal Parlatore e poi sospeso, ha ripreso vita nuova e più vigorosa perule cure dei professori 0. Beccari c T. Carnei. La Società crittogamologica e 1' Erbario crittogamico istituito dal de Notaris in Torino proseguono con molta attività per opera del professore Ardizzone. In Pavia si aperse da alcuni anni un laboratorio per lo studio specialmente delle malattie delle piante; e nelle cattedre universitarie c fatta larga parte alla fisiologia e morfologia'di queste care produzioni^della natura. Carnei in Pisa, il Delpino in Genova, il Passerini in Parma, il Garovaglio in Pavia, il Saccardo in Padova, con altri insigni sparsi per tutta la Penisola, sostengono in faccia all'Europa l'onore della botanica italiana.