capo iv. 159
Carlo Allioai (1725-1804) fu professore di botanica nella Università di Torino c direttore dell'orto aperto nel 1729 nella villa reale del Valentino. Oltre alcuni scritti minori sulle piante più rare c sui fossili del Picmente, l'Allioni ordinava in sistema e pubblicava in Parigi gli studii sulla flora nizzarda, lasciati non compiuti dal valente Giovanni Giudici di Nizza. Nel 1785 dava in luce la sua flora piemontese in tre volumi in foglio con esatte incisioni; in essa si rivela non solo 1 acuto indagatore, ma l'espertissimo medico.
pillano Donati (1717-1762) padovano, fu eminente in ogni ramo di scienze naturali. Il Saggio della storia naturale dell'Adriatico abbonda di vedute nuove, per esempio, sui sessi delle alghe: Haller lo disse lavoro nobile e nato di fatica propria ; e la Società reale di Londra, di cui il Donati era membro, inserì ne' suoi Atti quella parte del Saggio che tratta dei coralli. Il re farlo Emanuele III di Sardegna nel 1750 affidò al Donati la cattedra di storia naturale nella Università di Torino; e l'anno dopo gli commise un viaggio scientifico in Savoja c nella ralle d'Aosta, ove il Donati fece molte utili osservazioni, specialmente di metallurgia, 'or invito dello stesso magnanimo re partì per un lungo viaggio nel-1 Egitto e nelle Indie. Raccolse e disegnò quanto vide di notabile al Cairo, a acne, nei templi di Dendera e di Esnay, nelle cave di granito e nelle parti della Nubia non prima visitate dai viaggiatorori europei. Visto Bagdad e l'antica Babilonia, rivolse il cammino a Bassora, e nel gennajo 1762 sopra nave turca s'imbarco per Mascate sul golfo Persico: ma, caduto malato, un mese dopo spirava alla distanza di due giornate dalle coste del Malabar. Le sue raccolte per mala direzione furono dilapidate in varii porti d'Europa; solo otto anni dopo ne giunse una parte a Torino, fra cui tutte le sue carte, ed il giornale di viaggio, di cui il Donnino ha dato un estratto nella Biografia medica piemontese.
Mi duole che la natura del mio libro m'imponga di esser breve in questa bella materia. Ricorderò pertanto di volo Gian Girolamo Zanichelli modenese, che scrisse una buona storia delle piante dei lidi veneti accresciuta e pubblicata dal figlio suo Giangiacomo; il conte Giuseppe Ginanni di Ravenna, che scrisse sulle piante che vegetano nel mare Adriatico e fece curiose osservazioni sulle locuste e sulle uova e nidi degli uccelli. 11 suo nipote Francesco dettò un insigne trattato sulle malattie del grano, che si ebbe le lodi del Needham e del Turgot. Giannantonio Batarra di Rimini illustrò sapientemente i funghi del Milanese; ed Antonio Turra di Vicenza fu primo a compilare un elenco della flora italiana fino allora conosciuta. Goethe nel suo viaggio in Italia visitò il museo dell'illustre Vicentino. Andrea Comparetti del Friuli, professore di medicina teorico-pratica in Padova, pubblicò dal 1791 al 1899 un Prodromo di un trattato di fisiologia vegetale che forse non fu ignoto al Senabier.
Nel secolo decimono crebbe mirabilmente fra noi il culto di questa amena disciplina; si ripresero con maggiore ampiezza le ricerche anatomiche, filosofiche e crittogamiche iniziate dal Malpighi c dal Micheli; c com'era il desiderio di Linneo, si studiarono le flore dei singoli paesi. Il Raddi scrisse una bella monografia pelle epatichl, il Vittadini pei funghi, e il Mcssalongo pei licheni. L'abate Bonaventura Corte di Modena (1729-1813) vide prima le correnti intercellulari in parecchie piante; Giambattista Amici, il grande astronomo ed ottico, portò molta iuce nel fatto della fecondazione; e Guglielmo Galearini fece classici studii sulle radici e sugli stomi.
La flora della Liguria fu esplorata da Antonio Bertoloni (1775-1869) di Sar-zana, professore di botanica nella Università di Bologna; c da Giuseppe de No-tans (1805-1877) di Milano, professore dal 1830 di botanica nella Università di Genova e nel 1872 di Roma. Il nome di lui tiene una pagina gloriosa nella moderna crittogamia; i suoi scritti sulle alghe, sui muschi e sui funghi microscopici sono classici; e il suo Epilogo della briologia italiana nel 1869 ebbe il premio Desmaziòres dell'Istituto di Francia.