CAPO IV. 121
Ravenna dalle acque del Ronco e del Montone. Nel 1720 la Repubblica di Venezia lo avea nominato suo pubblico matematico; ed il Zendrini desideroso di conoscere a fondo lo stato non solo presente, ma l'antico della Laguna e de'molti fiumi che solcano le venete provincie, scrisse la Storia dello stato antico e moderno della Laguna di Venezia e di que* fiumi, abbracciando quanto fu scritto c fatto dal 1300 al 1700, opera che non ha punto perduto del suo valore a' nostri giorni.
Fondatore della idrodinamica e della idraulica sublime fu il marchese Giovanni Poloni (1683-1761) di Venezia. Professore di astronomia e poi di matematica nella Università di Padova, coltivò con più amore l'idraulica. Colla sua opera m latino Del moto misto prese ad esaminare il moto che un'acqua corrente imprime in un'acqua morta; e coli'altr'opera Dei castelli o serbatoj esaminò qual sii la Jat ra del movimento delle acque correnti che escono da essi. Illustrò il libro di Frontino Sopra gli acquedotti; mostrando come ai tempi di Traiano si conoscessero circa il corso delle acque molte dottrine che si credono moderne. Valentissimo nell'architettura prese ad interpretare Vitruvio; e suggerì di cingere di una fascia di ferro la gran cupola di S. Pietro in Vaticano, che minacciava ruma. Per alcune sue memorie di nautica ebbe dall'accademia di Parigi tre volte il premio, a cui eran concorsi tutti i dotti di Europa.
Leonaruo Ximenes (1716-1786) di Trapani, gesuita, disegnò la magnifica strada che dalla Toscana mette al modenese col superbo ponte a Sestajone gettato fra due poggi. Le maremme di Siena, il lago di Bientina nel lucchese, lo fiocco della Brenta nella Laguna, il porto e gli acquedotti di Genova, il Po, il dono e le paludi Pontine furono per trent'anni il campo luminoso del suo ingegno e della sua instancabile attività. Dettò molte memorie di questi lavori, e morendo lasciò gran parte del suo ricco patrimonio ai professori d'idraulica e di astronomia in Firenze. Luigi Palcani di Bologna, professore di eloquenza in quella Università, morto al principio del secolo, scrisse un bellissimo elogio del dotto Siciliano.
Un altio gesuita Antonio Lecchi (1703-1776) di Milano, giovò de'suoi studii le ferrerei bolognese, ove asciugò estesissime valli. La sua Idrostatica esaminata ne su', i principii è lodata dal Montucla, quantunque il Lecchi ommetta più che possa l'uso dell'algebra, indotto a ciò dalla considerazione che gli antichi senza quel soccorso e guidati dalla sola pratica hanno lasciato tanti grandiosi monumenti in questo genere di lavori.
Acerrimo difensore dei Ferraresi per tre quarti di secolo nella questione del Po e del Reno fu Teodoro Bonati (1724-1820), di Bondeno nel ferrarese. Sommo nelle matematiche, per cui venne ascritto alla Società reale di Londra e all'Istituto di Parigi, il Bonati pose il suo ingegno a servizio della patria, di cui sostenne i diritti con molte dotte memorie. Giunto agli ottanta anni, prese parte al congresso che il primo Napoleone raccolse in Modena per risolvere la questione del Reno. Vinsero allora i Bolognesi; ma il Bonati visse tanto da vedere sospeso il lavoro del taglio incominciato, e sull'orlo del sepolcro potè avere i ringraziamenti della sua patria.
Tommaso Temanza (1705-1789) di Venezia, noto per le sue vite del Sanso-vmo, del Palladio e dello Scamozzi, e pc'suoi studii sulle antichità di Rimini, la,nò una dissertazione d'idraulica Sull'antichissimo territorio di Sant' Ilario nella diocesi di Olivolo, in cui accusa i Padovani di avere deviate le acque del Brenta. Gli rispose lo storico padovano abate Giuseppe Gennari, da cui il Te-manza A difese con l'altra dissertazione Sui tagli fatti dai Padovani sul Brenta l'ani 1143. Negli ultimi suoi anni fu sopraintendente delle acque della Repubblica.
Simone Strafico (1730-1824) di Zara, professore nella Università di Padova e poi di Pavia, fu ornamento del Corpo degl' ingegneri di acque e strade del '.tegno d'Italia. Il suo Dizionario di marina nelle tre lingue italiana, francese