Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana Dalla metà del 700 ai giorni nostri', Giacomo Zanella

   

Pagina (146/194)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (146/194)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   242 cap0 1v-
   strature per 1 insegnamento della fisica nella Università della sua patria. Ancora giovane era salito in bella fama per un suo Saggio analitico sul fluido elettrico; ma la sua Fisica dei corpi ponderabili in quattro grandi volumi diffuse il suo nome in Europa. È celebre principalmente per la legge trovata da lui, mediante la quale i corpi allo stato gazoso sotto la medesima pressione e temperatura contengono lo stesso numero di molecole chimiche.
   Sommo nella ottica e grandissimo nella astronomia fu Giambattista Amici (1786-1863) di Modena. La lettura delle opere di Herschcll lo innamorò dell'ottica: costrussc di sua mano telescopi, che emularono quelli del grande Inglese; i suoi Microscopii a riflessione sono ancora riputati i migliori Al mondo. Trovò camere lucide per uso di disegnatori e per osservazioni microscopiche, fra'quali vanno distinti il suo Apparecchio di polarizzazione e il suo Microscopio acromatico. L'Amici si valse degli strumenti trovati da lui ne' suoi studii di astronomia c di storia naturale. Godono bella rinomanza le sue osservazioni sulle stelle doppie e sui satelliti di Giove, sul diametro equatoriale e polare del sole, come le operazioni sulla organografia, la fecondazione delle piante e sugli infusorii; il suo Microscopio catadiottrico aperse nuove regioni alla botanica. Fino dal 1823 avverti la straordinaria comparsa delle stelle cadenti nel dicci di agosto. L Amici fu professore di matematiche in Modena fino dal tempo dell' Impero francese, poi direttore dell'osservatorio di Firenze. Fu uno dei sei fondatori dei Congressi italiani.
   Professore nella Università di Padova e poi di Pavia fu Giuseppe Belli (1791-1860) di Novara. Il suo Corso di fisica è dettato con profondità pari glia chiarezza; le dottrine del calorico c della elettricità, specialmente, vi sono^ insegnate con piena cognizione di quanto fu trovato dagli altri e con l'esposizione de' suoi proprii trovati, come sono il suo Igrometro a condensazione, e lo psicometro a ventilazione, il miero-elettrometro, il duplicatore elettrico c la macchina ad induzione. Nella grande questione agitata fra i seguaci di Volta e del Fab-broni il Belli stette coi primi; e mostrò col suo micro-elettrometro, come il solo contatto di metalli eterogenei valga a provocare una differenza di tensione fra essi. Il Belli fu anche valente nella geologia, come appare dal suo lavoro pubblicato nel 1851 Sulla consistenza e densità della crosta solida del globo, e dal suo ultimo scritto presentato all'Istituto Lombardo nel 1860_ Intorno a diverse particolarità della crosta terrestre dedotte da alcuni calcoli sulla dissipazione del calore centrale della terra.
   Stefano Marianini (1793-1866) di Mortara, professore nel Liceo_ di Venezia e poi nella Università di Modena, ove fu presidente della Società dei quaranta, si fece noto all'Europa col suo Saggio di esperienze elettriche, dichiarato mirabile dai fisici inglesi, nel quale prevenne molte idee dell'Ohm nella sua famosa teoria matematica della pila. Continuò questo studio nelle numerose Memorie sopra l'azione magnetizzante delle correnti elettriche istantanee. Era abilissimo sperimentatore. Nella famosa questione sulla teoria della pila stette pel Volta, ch'era stato suo maestro. Lottò con Faraday e con De la Rive e tenne gloriosamente
   il campo finche visse.
   Alla pila del Volta applicò il sottilissimo ingegno Carlo Matteucci (1811-1868) di Forlì. Per la scoperta di quel meraviglioso strumento la scienza era entrata in un campo di cui non si vedeano i confini: colla pila si erano estratti i metalli dagli alcali e dalle terre; colla pila si ebbero le calamite temporanee, galvaniche, la luce elettrica, l'elettromeccanica, i telegrafi elettrici; c il Melloni trasse da essa le leggi della cromatica calorifera. Il Matteucci non credette esausta al fecondità del trovato di Volta. Una sua Memoria Sull'organo della torpedine, scritta da lui prima de'venti anni, era stata lodata dall'accademia di Parigi, cosicché il Matteucci preso eh' ebbe la laurea di matematica in Bologna, andò a, Parigi a perfezionare i suoi studii nella scuola politecnica. Il grande Aragona cui somigliava d'ingegno e d'indole, gli si fece amico. Nel 1831 tornao in Italia, fu