140 capo iv.
elettricità; e passando dalla osservazione allo sperimento, ottenne gli stessi effetti in molti auimali, così di sangue caldo, come di freddo. Cercò se l'elettricità atmosferica producesse gli effetti dell'artificiale, e collocato sul comìgnolo della sua casa un conduttore atmosferico, al cui filo aveva appese alcune rane, •'ide in tempo di burrasca gli stessi effetti che aveva avuti dalla macchina elettrica. A questa forza diede il nome di elettricità animale, che più tardi si disse Galvanismo. Egli credeva di aver trovato quel fluido nervoso, con cui alcuni filosofi cercarono di spiegare i moti della volontà e le sensazioni. Diceva che questo fluido nasceva dal cervello; che il suo serbatojo era ne'muscoli, donde passava nc'nervi; e che ad ogni scarica di questa misteriosa bottiglia di Leyda, chiusa nei muscoli, corrispondeva una contrazione nelle membra. Il Galvani errò nel restringere le investigazioni a'soli fenomeni fisiologici, ne'quali quella forma dell'elettricità gli si era manifestata; e se non fosse stato lo spirito pertinace del Volta, che proseguì nelle indagini, forse la scoperta poteva riuscire poco meno che inutile. Immenso romore levò per tutta Europa il trovato del Gralvani; ma non tutti i fisici e fisiologi che ammettevano il fatto, consentirono nella spiegazione che ne dava il professore bolognese; la più parte inclinavano alla dottrina del Volta. Nel 1792 il Galvani stampava il suo Commentario delle forze della elettricità nel moto de' muscoli, con prefazione del professore Giovanni Aldini. Strenuo difensore delle dottrine galvaniche, l'Aldini fu a Parigi ed a Londra, e ripetè l'esperienze del suo amico e collega alla presenza de' commissarii dell'Istituto di Francia ed in alcuni anfiteatri anatomici di Londra; esperienze che poscia descrisse nella sua opera in francese Saggio teorico e sperimentale sul galvanismo, pubblicata nel 1804 a Parigi. Tanta gloria non salvò dalla sventura gli ultimi anni del Galvani; poiché, avendo ricusato di dare il giuramento civico richiesto dalla repubblica cisalpina, fu ridotto quasi all'indigenza. Quando il governo riparava la vergognosa sua colpa e riponeva l'uomo insigne nella sua cattedra, questi moriva di stento e di languore.
Alessandro Volta (1745-1827) di Como, è dopo Galileo e Newton il nome più grande che abbia la fisica moderna. Quello che si disse di Alessandro Manzoni non avere toccato genere alcuno di letteratura senza lasciarvi un' orma propria, si può dire con più ragione di Volta, che in ogni ramo della scienza da lui coltivata appare grande e nuovo. Fino dal 1763, di diciotto anni scrivendo all'abate Nollet sulla elettricità, indicava il principio dell'attrazione newtoniana come sor' gente di molti fenomeni elettrici; era il primo lampo di quella divinazione che lo condusse alla meravigliosa scoperta della pila. Quattro anni dopo scriveva al padre Beccaria sulle leggi delle atmosfere elettriche e sulla loro influenza, applicando la sua teoria alla bottiglia di Leyda. Dedicò nel 1771 un consimile scritto con l'aggiunta di una macchinetta inventata da lui all'altro sommo italiano, che teneva nella fisiologia lo scettro già da lui tenuto nella fisica, Lazzaro Spallanzani. Ora le scoperte succedono alle scoperte. Sulle tracce del Cigna, come egli stesso candidamente confessa, trovò l'elettroforo. Scrivendo in questo tempo al Saussure, nota la capacità che un semplice conduttore elettrico ha di dare gli stessi effetti della bottiglia di Leyda. Raccoglie in alcune bocce l'aria infiammabile che si sprigiona dalle paludi; e dissipando la popolare paura de'fuochi fatui, mostra come nascano dalla combinazione di quell'aria coll'ossigeno atmosferico, e propone la stessa aria ad uso d'illuminazione invece dell'olio. L'aria infiammabile lo conduce alla pistola elettrica ed all'eudiometro, chc Gay-Lussac ed Humboldt preferiscono a quelli di Berthollet e di Davy. Fino dal 1775 era professore di fisica nelle scuole di Como, e nel 1779 nella Università di Pavia. Viaggiando col conte Giambattista Giovio e poi con lo Scarpa in Europa, ebbe festose accoglienze da tutti i dotti di Francia, di Germania e d'Inghilterra. Tornato, inventò il condensatore; perfezionò l'elettroscopio di Saussure, e costrusse il suo elettrometro. Noi suo viaggio in Toscana con lo Scarpa considerò i fuochi di Pietramala c di Vclleia