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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   1(132 capo iv.
   anni dalla te®perta, e la natura di quell'astro non era ancora determinata: Mas-keline lo giudicava una cometa, e l'Oriani nel 1783 consentiva con lui. Ma dopo più diligenti ricerche nel 1785, lo dichiarò un pianeta, di cui stabilì la teorica con la determinazione dell' orbita e la compilazione delle tavole degli elementi, per cui il Monti qualche anno dopo cantava :
   Lui che primiero dell'intatto Urano Co' numeri frenò la via segreta, Orian degli astri indagator sovrano.
   Visitò nel 178G i più rinomati Osservatori di Europa; conobbe Maskeline , Her-schell e Laplace, del quale poi corresse le teorie delle perturbazioni planetarie, perchè questo grande Francese non avea potuto computare le prodotte di Urano. Tornò sullo stesso lavoro dopo la scoperta di Cerere e degli altri pianeti, per cui la sua teoria riuscì più perfetta di quella dell' astronomo francese. La soluzione del problema intorno a tutte le relazioni possibili fra i sei elementi di qualunque triangolo sferoidico giudicata impossibile dall'Eulero, fu trovata dall'Oriani che la espose nel suo classico trattato La Trigonometria sferoidica.
   Morendo lasciava l'Oriani cinquantamila lire e più l'eredità della sua gloria a Giovanni Plana (1781-1864) di Voghera. Allievo della scuola politeenica di Parigi, e nel 1812 professore di calcolo sublime nella Università di Torino, e poi di astronomia alla Specola, il Plana ebbe la gloria di dare la più completa teoria sui movimenti della luna, di cui l'Ammiragliato inglese si valse per le tavole da adottarsi nella marineria. Allargò gli studii del Poisson sul calore; e con profondi ed accuratissimi calcoli cercò di determinare i gradi del tempo percorso dal nostro pianeta dal primitivo suo stato di incandeseenza alla odierna temperatura. Era presidente dell'Accademia di Scienze di Torino, e poelii mesi prima di morire tratteneva i soci con una dotta memoria sulla formola del movimento circolare e del movimento elittico libero attorno di un punto eccentrico per l'azione di una forza centrale.
   Altra gloria dell' astronomia italiana fu Francesco Carlini (1783-1862) milanese. Allievo della specola di Milano, ove entrò come astronomo aggiunto all'O-riani nel 1804, il Carlini volse i suoi primi studii ai pianeti che Piazzi, Olbers ed Harding'avevano scoperto al principio del secolo. Per agevolare il computo dei loro movimenti, Carlini costrusse le tavole della equazione del centro e della riduzione alla eoclittica, che furono il primo passo nella sua lunga e luminosa carriera. Avendo scoperto qualche errore nelle tavole solari del Delambre , si pose a rifarle con sistema suo proprio, adattandole al meridiano di Milano e corredandole di una Esposizione di un nuovo metodo di costruire le tavole astronomiche. Uscirono alla luce nel 1810; ma col progresso del tempo moltiplicate le osservazioni, perfezionati gli istrumenti ed avanzata la teoria de' movimenti del sole, le ristampò nel 1832. Queste tavole solari, dice lo Schiapparelli, formano il più bel titolo, per cui il nome di Carlini si raccomanda, alla riconoscenza degli astronomi presenti e futuri. Sino dal 1813 il Carlini si era unito a Plana per dare una compiuta teoria della luna. Il loro lavoro ebbe il premio che il Laplace nel 1820 avea proposto all'Accademia di Parigi. Rimase inedito, per cui Plana lo riprese da solo, e dettò la grande sua Teoria del movimento della luna. All' astronomia pratica procacciò il Carlini molti sussidii, specialmente per la parte che riguarda il calcolo e la riduzione delle osservazioni; semplificò il computo delle occultazioni delle stelle dietro la luna; e mostrò come coll'uso di un semplice cannocehiale fornito di livello e di micrometro si possa determinare il tempo e la latitudine. Celebri principalmente furono le sue tavole della rifrazione astronomica, che egli costrusse sopra osservazioni proprie fatte al cireolo moltiplicatore di Lenoir e dietro la teoria di Laplace. Giovane ancora, ebbe molta parte nelle operazioni geodetiche