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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPO IV
   Matematica pura. - Astronoma. - Geografia. - Fisica. - Chimica. -Idraulica.- Geologia. - Agraria. - Botanica. - Zoologia. - Fisiologia. — Anatomia. — Medicina.
   0 r1 -Qf'10 ' considera che le lettere e le arti sono frutto della immaginazione e del sentimento, e che le scienze sono figlie dell' osservazione e del rSziocimo non fa meraviglia che la poesia, 1' eloquenza, la storia e le arti fi 'ura ive daHa cima a cni erano giunte presso gli antiehi, venissero di giorno in giorno scadendo e le scienze al contrario passo passo salissero all'altez/a in cui ofriTe vSSo'
   si nose a' o'oX^T ' V!°e che le SCÌe»Ze dai ?rimi te«U cuTlW
   si pose a coltivarle, fino al secolo decimosesto, dessero così scarso frutto- e dal
   W Siì .eC1tr a n01 Venisser° in tale Sodezza e splendore che il m'ondo s ilht Iti Z ° per re'n0n Senza BPOTanza di un avveQÌre «''ora migliore. Non su[ti amo ? r T f?Ser° aCUtl osservatori denaturali fenomeni; anzi, se col lattiamo i loro poeti, troviamo che espressero la natura meglio di noi- ma non
   ifa* l'esperimento, il quale non è che l'osservatone rin-
   novata e moltiplicata a talento, col mezzo di forze che sono in nostro potere Colla osservazione 1 anima entra nel desiderio di comprendere le cause delfatto- ma
   Ifcrle fermand° ? Certa ?uisa ^ fatt0 innanzi -' nostri 0 ihr: tacendogli mille interrogazioni, gli strappiamo, provando e riprovando, il desiderato
   responso. Avviene pertanto che in tutte quelle parti della scienza che non am me t egp all'oscuro 'poco Ino di quLto fossero gli anticl'
   lapp amo' poco' Jù ^ .^l'apparieione e Scomparsa di alcle steli
   Ili? • V r i n0Stn. antenatl> e Pr™a che sperimentando e meditando u fabbricassimo gli strumenti misuratori delle forze, come sono il termometro U
   fei telt\Ì CrOGOmetr° -Mi, .la nostra conoscenza delle stesse erT poco più
   IXitni J r°- aV6rne UB faDC1UlI°- DÌ *utt* le naturali nell'antichità
   1 astronomia fece i maggiori progressi, perchè la osservazione dei moti celesti che
   LCandTrW,miT n°tte Sere»a>tenfa '-gè, per così dire, disperimelo ma quando le leggi della meccanica si applicarono al movimento degli astri e fi
   ÌTc^ttT' eTÌer- all'ÌnÌh ^ rvazione cangiossSlla Senza più certa e più compiuta che abbiamo.
   s,^celnfeliQle LimTnS0 incr*m™t0 ch'ebbero in questi tre ultimi secoli le
   G tìneo tt' T FT d °gm C0Sa al PrinciPio dell'esperienza posto da
   pefetto'^sistemaTll; 6 T . matefatiche si PO«ono scoprire ed ordinare in r° '1S,toma11dalla di un sol uomo che viva solitario, e senza aiuto di
   le ventà naturai ^ BuUa SteSSa GSSeQza dell'umano penserò; ma
   verità naturali sono fuori di noi e varie all'infinito, cosicché l'esperienza nostra
   e hocà a scoprirle e dispor e in sistema, se l'esperienk altrui non venga in loTo
   ,o corso. Come in ogni ordine d'intellettuali fatiche, così nel campo delle scienze
   tOeLfa™dtlde?la StamP^ fU ^ mÌrabÌle 'ento, perchè^ portando al a conoscenza dello studioso quanto si era trovato e scritto in una data materia lo Zanella. ;
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