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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPO III. 119
   Dalla c/elida Neva al lieti adusto, Dal Sebeto al Tamigi portava seco i ritratti dei nostri qua Uro grandi poeti, e soggiunge :
   Dell'aliar, che dal volgo l'uom divide,
   Eiman tra loro un quinto serto augusto;
   Per chiì forse havvi ardir cui Febo arride;
   e l'Europa, nonché l'Italia, gli ha dato quel serto. Come poeta e come cittadino è il più grande Italiano de' suoi tempi, la cui eroica figura punto non perde collocata accanto a Napoleone Buonaparte. L'Italia gli deve la sua politica c letteraria rigenerazione: ha fatto per essa quello che nelle fàvole si dice di Orfeo e di Anfione,_ o più veramente quello che i profeti ed i bardi hanno fatto per le loro nazioni. Privato, inerme, dalle scene ha scossa, armata, guidata in campo l'Italia, tfei P>ili della Cisalpina e di Eugenio Beauharnais il verso di Alfieri era l'inno della nazione; il pugnale di Melpomene si era cangiato nelle spade che fulminarono sulla Raab e sui ghiacci della Russia. La libertà predicata da lui, come ho detto di sopra, affaccasi- mirabilmente agl'intelletti dei giovani sdegnosi d'ogni freno: i odio de' tiranni generò le congiure contro lo straniero, e da queste congiure scoppiarono, come fiamme a lungo compresse, c divennero popolari le idee della indipendenza e della unità della patria. Dall'Alfieri nacque Ugo Foscolo, da questo il Mazzini, che suscitarono le giovani forze più tardi raccolte in un faseio dal genio calcolatore di Camillo Cavour, che rappresenta coli'Alfieri quanto ha di più generoso e di più saggio la mente italiana. Ora la libertà si veste d'altre forme che ie vagheggiate dall'Alfieri : gli ordinamenti di Atene, di Sparta e di Roma repub-olicana non si confanno alla grandezza ed alla civiltà degli Stati moderni; ma fortunati noi se ripudiando quelle forme, non ripudieremo ad un tempo i magnanimi intendimenti di chi le propugnava.
   _ Nella Divina Commedia dalla forza non è mai disgiunta la grazia, che invano W cerca nelle tragedie dell'Alfieri. Così gli prescriveva la volontà; poiché, se esaminiamo le sue lettere e le poesie liriche, vi troviamo una vena di affetto tanto più caja quanto più fiera l'anima da cui sgorga. Nelle lettere alla madre, all'abate di • aluso ed agli amici di Siena v'ha un non so che di sehietto e di casalingo che ile 1 artificiato senvere di quel tempo è miracolo. Nelle poesie la rima qualehe vo,ta è stentata, ma non dispiace in autore che, tutto intento al pensiero, non declina dalla via, come talvolta in altri esige la rima, la quale fu paragonata al linone della nave, che per evitare gli seogli ora piega a destra ed ora a sinistra. L Alfieri, come il Farinata dantesco, non si curva; sdegna le sinuosità della linea, c va impetuoso c diritto al suo seopo. Hai l'anima di sovero e di bambagia se non senti la maschia vigoria di quello stile ruvido talvolta, ma che incide i pensieri nel bronzo. Chi nelle rime di affetto lo disse imitatore del Petrarca, non co-11 Petrarca nè lui- Meno levigato del cantore di Laura, le scabrosità del' Alfieri pajono dello scalpello di Michelangelo : ha fattezze meno delicate, ma biu muscoli e sangue. I due sonetti sulla Venere de' Medici e sulla Certosa di ùn noble mostrano la verità di quanto dieo. Nelle Satire la stessa rude nervosità • l Educazione può stare accanto all'ode del Parini, come fondo del quadro, e l'Art-tin hgionena, eh' è contro il Voltaire, Disinventore od inventar del nulla, mette illllito sulla piaga più sehifosa e micidiale del tempo. Pieni di varietà sono i » taggi^ che d an tratto designano i grotteschi costumi di quell' epoca; e gli Evi-grammi più che il pungiglione dell'ape hanno la punta acciajata d'uno stilo. È cMlro che l'Alfieri non poteva riuscire nelle traduzioni delle opere altrui; se nel oallustio per certa conformità d'ingegno si sostiene, in Virgilio, Terenzio ed Aristofane snatura l'autore: è sempre lui anehe in casa d'altii.
   Nella^ vita avventurosa e nelle ardenti passioni fu rassomigliato al Byron; ma con più dignità di vita c maggior gloria della nazione. L'Alfieri ha moralmente e