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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   capo in. 217
   dato, non abbiano coperta di purpurei tappeti la via; questa Clitennestra è ben più vera e terribile della Clitennestra di Alfieri, che al ritorno dell' eroe si dice oppressa da. troppo rapide vicende di speranza, di dolore e di gioia, per cui vinta da U»tt repenti in affetti, sente che il cuore le manca. In Eschilo va direttamente al delitto, incalzata dal tato che perseguita la discendenza diAtreo; in Alfieri ella vi si prepara con un lungo fluttuare fra l'amore di Egisto e il sentimento de'maritali c materni doveri; e 1 arte moderna più analitica che l'antica, ma meno comprensiva ed efficace. Gli usi del teatro moderno scusano l'Alfieri se ha negletta la nca, oli era essenziale alla tragedia greca; ma niun critico al mondo lo può deusare di non aver dato a' suoi greci personaggi alcuna delle bellezze o di stile .) d immaginazione che il solo nome della Grecia ci richiama costantemente al pensiero. Anche nelle tragedie di soggetto romano, come la Virginia, manea il col    tomo e Cleopatra. L intervento del popolo non arresta nè affretta l'azione come nel tragico inglese; e poi quell'aio, che due volte si abbocca col padre di \ irgmia e serea di sedurlo con astute insinuazioni contro Icilio ha più sembianza di un Cesare Borgia che d'un orgoglioso triumviro che si fa giuoco della egge. Anche ne soggetti moderni, come la Congiura de' Pazzi e il Don Garzia nmno ccrchi i costumi c le opinioni del tempo; e Lorenzo, Giuliano e Cosimo
   o Ne rone C°U P, ^ ° TaCÌt° n°n USaSSe a delinearc o Tiberio
   Erano appena stampate le prime quattro tragedie, Filippo, Polinice, Antigone c Virginia che lanieri de' Calzabigi scriveva all'Alfieri la famosa àttera ^ehc ragiona del sistema tenuto dall'autore, alla quale l'Alfieri rispose accettando in gran parte le fatte osservazioni. Ranieri Calzabigi era livornese; in giovinezza
   \7L\T A +rammi PerJmusioa; Poi si era dato alla critica del teatro.
   Adoiatoredel Metastasio, quando comparvero le tragedie dell'Astigiano, non disconobbe 1 altezza a cui poteva salire la nostra tragedia, e ne scrisse con molto calore e con erudizione talvolta prolissa all'autore. Seeondo Calzabigi, la tragedia itm deve essere fé una serie di quadri, quali un soggetto tragico può offrire alla immaginazione d'un eccellente pittore; e spiega il suo concetto co/suppone eie un irmcipe comandi a Rubens, a Giulio Romano o al Tintoretto di diptere in una sala in cinque grandi compartimenti il Sacrificio d'Ifigenia. Non mi perdo a dire come Calzabigi disponga i varii gruppi fino alla cerva selvatica mandata da Diana; ne come encomii la pantomima degli antiehi, che altro non era che una
   T?leZ?,V™Y t0S0me l0di .Alfieri che ka aiuto in mente gualche cosa 2 sunne elle sue tragedie, per cui ha costantemente cercato di farsi poeta-vittore •sol mettere quasi tutto in azione. L'Alfieri nella risposta accetta la teoria e l'elogio e dielnara che se non fosse assorto tutto intero nella correzione della sua stamna' avrebbe scritta d'un getto l'Ifigenia secondo la partizione indicata daTer tiFsi vede pertanto che l'Alfieri concepita la tragedia come Tiziano o Tintoretto un dipinto, meno la pastosità del colorito, perchè cercava piuttosto la linea severa di iMicnelangelo. Esaminiamo con questo pensiero il Saul ch'è il suo capolavoro Primo quadro: segreto incontro di David con Micol, presente Gionata. Secondo: David che mostra all'improvviso fra Saul ehe lo sospetta nemico, Abner che lo ca-linnil Gfo*ta e Micol che lo difendono. Terzo! Saul furibondo si placali cJo eli dm id . Micol e Gionata gli stanno presso. Quarto: il grande sacerdote lo ma-cdhee Quinto: nella rotta dell'esercito Saul si getta sulla sua spada. Ricordo clic m simil modo Alessandro Humboldt nel Cosmo* vorrebbe che il re di Porto-lo laecsse dipingere m qualche sala l'azione dei Lusiadi di Camoens.
   E chiaro che con questo metodo si corre pericolo che il movimento dramma-i-eo riesca troppo uniforme, e più che nell'azione si manifesti nei pensieri'. Si consideri inoltre che lo scarso numero de' personaggi costringe il poeta ad a^rup-