CAPO III.
Che al dì venturo filamentoso stesse. Se il crudo verno nelle lunghe sere Gli feriva le spalle e l'ugne immonde, Nella paterna variopinta avvolto Rattoppata zimarra, del vicino. Appoggiavasi al muro, in cui sorgeva L'incessante camin d'unta cucina. Non meno agli altri che a sè stesso parco, A nullo dava e non aveva donde; Che del maturo argento il pronto frutto Nelle infallibili arche dei magnati Mentre cresceva a lui securo e intatto, Dal domestico scrigno sempre esausto Al ladro in faccia e all'esattor ridea.. Così visse Macronio e agli ottani'anni Lasciò le semisecolari vesti. Di molta goccia asperse e i rosi lini Al vecchio servo; e al Nosocomio erede Due volte diece cento mila scrisse.
Il Gherardini e l'Ugolini fecero buon viso ad alcune voci usate per la prima volta dallo Zanoia. Era architetto; nè si pose a dettar versi che negli ultimi anni
di sua vita:
In casa che farò? io non ho moglie
Con cui partir l'amara bile e l'ore:.....
L'occhio ormai stanco e la poca lucerna Non bastano al compasso; nè alle lunghe Sere bastar o i numerati ponilo Non ampli lacunari o in centc forme L'effigiata cenere......
Poeti civili furono il Parini, il Gozzi e lo Zanoia ; mancava ali Italia il poeta, che con Dante si meritasse il titolo di nazionale; e dopo cinque secoli lo ebbe in Vittorio Alfieri (1749-1803), di Asti. Per doppia ragione fu tale; e perchè diede all'Italia il teatro tragico che le mancava; e perchè tolse la nazione ali infingarda mollezza, a cui l'Arcadia, il Frugoni, i drammi metastasiani e lo stesso Uoldi ni l'aveano assuefatta. Coli'Alfieri l'Italia ritorna in sè stessa; sente le catene che le stringono i polsi; vede nei principi che la governano, i tiranni che la opprimono arrossisce, come Rinaldo, delle muliebri sue vesti e, balzando dal letto, si cerca
e trova ancora al fianco una spada. Quando i Francesi portarono m Italia il grido
della libertà, gli spiriti erano già preparati a riceverla e festeggiarla; 1 Alhcn n'era stato il banditore.
0 Vate nostro, in pravi Secoli nato, eppur create hai queste * Sublimi età che profetando andavi.
De' suoi primi studii, de' suoi viaggi, della sua dimora in Torino, in Londra, in Parigi in Vienna e in Firenze, non occorre ch'io parli; la 1ita che scrisse di sè le Satire e le altre sue poesie sono il fedele e pieno ritratto della tempesto^;, altera ed indomita sua natura. Sul legame che lo strinse alla contessa di Albany scrisse due volumi Alfredo di Reumont editi in Berlino nel 1860; per cui io noij toccherò dei casi della sua vita se non quanto si legano colla stona dei suo nv gcgno e de' suoi scritti.