CAPO Ut. ni
Che fu de' tuoi primi anni a guardia eletto, Ti vietavo il mirar sovra gl'infermi Fianchi e l'infermo pie proceder lente Le altere forme e il più che umano aspetto Del venerando Vecchio, e le pupille Eloquenti aggirarsi, e vibrar dardi Di sotto agli archi dell'augusto ciglio. Nè tu la immensa delle sue parole Piena sentisti risonar nell'alma, Allor che apria dall'inspirata scranna I misteri del Bello; e} rivelando Di natura i tesori ampi, abbracciava E le terrestri e le celesti cose. E a me sovente, nell'onesto albergo, Seder fu dato all'intime cortine De' suoi riposi, e per le vie frequenti All' egro pondo delle membra fargli Di mia destra sostegno; ed ei scendea Meco ai blandi consigli, onde all'incerta Virtù, non men che all'imperito stile Porgea soccorso: . . .
La poesia del Parini richiama naturalmente al pensiero i Sermoni di Gaspare Jozzi. Il poeta lombardo feriva svelatamele la nobiltà milanese; il veneziano procede più coperto; non di meno nella negletta educazione dei figliuoli ,dei no-bi annunzia la ruma della Repubblica. Nel Sermone all'abate Fabris dice che gb amati germi delle case patrizie,
Col cagnolin, col bertuccin, col merlo Si accomandano ai servi: lor custodi Sono un tempo le fanti, indi i famigli Mal creati, idioti e spesso brutti D'ogni menzogna e d'ogni vizio infami . . .
........questi i maestri sono
Scelti a fondar delle città più chiare Gli aspettati puntelli e i baloardi.
I Sermoni del Gozzi si aggirano principalmente intorno a questi tre punti-trattano delle frivolezze e delle ridicole vanità di que' tempi, o del cattivo gusto che regnava nella poesia e nella eloquenza, o delle proprie sventure del poeta, tb non dirò che questi Sermoni vincano in ogni parte quelli del Chiabrera, ch'è più grande maestro di stile poetico; si legga il suo sermone a Jacopo Gaddi, e si edrà quanto sia vicino al Parini ; ma dirò che il Gozzi si lascia ben addietro il Savonese nella varietà de' soggetti, nella pittura di popolari passatempi, nella filosofica osservazione delle umane follie, e sopra tutto in quella tinta di amabile melanconia che le sventure domestiche davano ai pensieri del poeta. Le sue parole al sepolcro del padre nel Sermone diretto al Venturi, e la pittura che fa di sè stesso in quello al Foscarini non si leggono senza profonda commozione.
Pallido viso, occhi affossati, corpo Inaridito, secche guancie, sonno Interrotto, leggiero, interno crollo Di offesi nervi, negligente oblìo Di dir quanto si sa, narrarlo a caso,