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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   80 CAPO III.
   Quel libretto Dei delitti e delle pene dettato con vigorosa brevità di parola-non. irto di citazioni, come tutte le discussioni legali; non fondato sulla autorità di leggi romane o longobardiche, o sui placiti di cavillosi giuriconsulti, ma sull'eterno fondamento della giustizia e del buon senso; quel ìibretto parve il grido dell'umana coscienza compresso da tanti secoli di feroce ignoranza. L'incertezza delle leggi, per cui le pene erano lasciate all'arbitrio de'giudici; le pene inutilmente atroci, che spesso volgeano in delitto gli atti innocenti; il terrore e la frode adoperati per la scoperta del vero; la carcere preventiva rigorosa come la penale le ruote, i flagelli, gli eculei, i patiboli, tutti questi sanguinosi avanzi di barbari tempi furono tolti al mistero de' tribunali ed esposti alla esecrazione del genere umai. j. Il sentimento della vendetta che informava le leggi, diè luogo al sentimento della giustizia e della umanità; e la bilancia e la spada dalle mani del giudice passarono in quelle della legge. Il Beccaria domanda l'abolizione della pena di morte • toglie dalle pene inflitte dalla giustizia l'idea d'una espiazione c le giudica dalla loro efficacia. Non crede all'efficacia della pena di morte. Ohe s'egli in questo s'inganna, ha posto almeno in chiaro il principio, secondo il quale si devono giù-dicare le pene. Egli sostiene che la società non ha diritto d'applicarle che nella misura che basti alla sua difesa; ammettendo il contrario; si dovrebbe introdurre nella legislazione il dogma divino della espiazione, il che condurrebbe ai paradossi del De-Maistre.
   _ Fieri contradditori ebbe il libro Dei delitti e delle pene in Venezia. Angelo Quirini, avogadore del Comune, seguace delle nuove idee, nel 1761, avea proposta l'abolizione del tribunale de'Dieei. Gl'Inquisitori di Stato lo arrestarono e mandarono in terraferma. Si accese allora nel senato veneto una fiera disputa sulle denunzie segrete e sul bujo, ond'erano avvolti i giudizii di quel tribunale. Il libro del Beccaria uscito poco dopo quella clamorosa questione fu creduto opera del Quirini, o di qualche suo amico, per cui si volle che fusse confutato. 11 Beccaria rispose vittoriosamente alle accuse, e colse l'occasione per mettere in luce maggiore alcuni punti del suo scritto. In questa difesa mitiga il suo giudizio sull'assoluta abolizione della pena di morte.
   Il libro del Beccaria fu tosto tradotto in tutte le lingue di Europa. L'abate Morellet lo voltava in francese, ed il Beccaria rendendogliene grazie si professava debitore alla Francia di tutte le verità che avea esposte nel suo libro. Ricorda specialmente le Lettere Persiane, lo Spirito d'Helvetius, e confessa la sua venerazione pel barone di Holbach. Villemain, il sommo critieo, trova poco ragionevole questo entusiasmo del filosofo milanese verso quegli scrittori, di cui la-minor pecca è di esser leggieri; e con una imparzialità rara nei Francesi attribuisce quell entusiasmo alla generosa e candida natura del Becearia. Nel 1766, egli visitò Parigi, ove fu festeggiato dal cenacolo degli Enciclopedisti, che conobbe ai circoli delle Geoffrin ed a' pranzi dell'Holbach. Ma l'amore della moglie e di quella sua cara Giulietta, che fu madre di Alessandro Manzoui, dopo due mesi lo sforzò a tornarsene nella sua Milano, dalla quale la stessa Caterina di Russia non lo avea potuto staccare. Nel 1769, ebbe la cattedra di Economia pubblica nella scuola di Brera. Le sue lezioni furono cavate dai manoscritti ed edite dopo la sua morte nel 1804, dal barone Custodi. Sono abbozzi più che lezioni, in cui a molti errori ed a comunali dottrine si meseono lampi di profonda speculazione. Nella prolusione insegna che l'industria si vivifica con alleggerire i diritti d'entrata sulle materie prime e di uscita sulle lavorate e viceversa; dice che ogni operazione economica si riduce a procurare la maggiore quantità di lavoro e di azione fra i membri di una nazione; ma in altri diseorsi teme che l'industria con sottrarre braccia al campo svilisca le derrate: vorrebbe che si premiasse chi porta al mercato più grano, quasiché coll'utile della industria la città non potesse provvedere a' suoi bisogni e a' suoi agi. Classifica le arti secondo che aggiungono più o meno valore alle materie, e le dichiara quasi inutili- quando il valore