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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   74 capo il.
   le loro giuste lagnanze. La Scienza della legislazione fu tradotta in tutte le lingue d'Europa, ma più piacque ai concittadini di Washington, e di Franklin, che scosso il giogo dell'Inghilterra, studiavano la miglior forma di governo da darsi agli Stati. Io ho sott'occhio una bella edizione del libro colla data di Filadelfia 1807, dedicata a Tommaso Jefferson presidente degli Stati Uniti.
   L' ampiezza della materia non mi permette di trattenermi intorno a Mario Pagano, al quale la morte magnanima ha procurato una fama maggiore che non meritano i suoi scritti rozzamente foggiati sulle idee di ico e della nuova filosofia francese: ne intorno all'arcidiacono Sallustio Antonio Bandini di Siena, di! cui è famoso il Discorso sulla maremma Senese, nel quale, descritte con fieri colori le misere condizioni di quelle terre e per lo stagnare delle acque, e per la negletta agricoltura, propone una riforma commerciale e finanziaria fondata sulla libera esportazione delle derrate come unico mezzo di salute a quella desolata provincia. Dovrei anche dire di Pompeo Neri fiorentino, che salito in molta fama pe' suoi studii sulla compilazione di un nuovo codice per le leggi municipali della Toscana, venne chiamato a Milano dall'imperatrice Maria Teresa alla grande opera del Censimento universale di quel ducato, ch'egli trasse a termine coll'assistenza del conte Rinaldo Carli di Capodistria. A questo immenso beneficio fatto dal Neri alla Lombardia si deve aggiungere 1' altro poco minore di avere colle sue Osservazioni sopra il prezzo legale delle monete segnata una regola pel peso, titolo e valore delle stesse: opera che servì poi di testo a molte zecche italiane.
   La Lombardia era passata dagli Spagnuoli alla dominazione austriaca. Carlo Y e la sua discendenza col mescolare il sangue di due razze diverse aveano corrotta la generosa indole castigliana; i governatori spagnuoli ch'ebbe la Lombardia serbavano sotto il fasto proprio della loro nazione la sospettosa timidità degli Austriaci. Maria Teresa e Giuseppe II vollero mostrarsi migliori dei loro consanguinei di Spagna; ma le vantate riforme più che di loro furono opera di alcuni valorosi Lombardi, fra i quali è primo Pietro Verri (1728-1797). Si parla ancora del conte di Firmian, come di un abile riordinatore della pubblica amministrazione e generoso mecenate delle lettere. Il governo austriaco dal 1815 al 1818 cercò pur ogni via di cancellare le gloriose memorie del Regno italico e resuscitò il nome di Firmian, che parve il Saturno del secol d'oro della Lombardia. Ma chi guarda ben addentro a que'tempi trova che l'Austria, se rallentava alquanto la briglia, non era per amore del bene pubblico e per rispetto dei popolari diritti; bensì per la tema che avea d'inimicarsi maggiormente gl'Italiani con irritarli. Erano già maturi i tempi che le nazioni si sarebbero rassettate non secondo il caso e la violenza, ma secondo i confini segnati dal linguaggio e dalla natura; e l'Austria , accozzo moltiforme di schiatte diverse, sentiva la necessità di addormentarle tutte colla lusinga di miglioramenti civili ed economici. Giuseppe II, e Leopoldo II che gli successe, cercarono fama di ottimi principi coli' abbassare la potenza del clero; ma in luogo di rispettare le due giurisdizioni della Chiesa e dello Stato, esageravano i diritti di questo; cosicché le loro riforme, anche quando erano giuste, parvero al popolo oltraggiose usurpazioni. I grandi statismi italiani di quel tempo si avvidero di questi astuti intendimenti dell'Austria, e quando tentarono di opporvisi, furono tolti d' ufficio. Così Pompeo Neri, Bernardo Tanucci e Pietro Verri furono cacciati di seggio; ed Acton e Firmian ebbero iiol mano le sorti di Napoli e della Lombardia. L
   Pietro Verri, di antica famiglia milanese, dopo consumati alcuni anni della sua giovinezza negli studi poetici, da cui non gli venne, ne gli sarebbe venuta mai alcuna lode, attinse da' libri francesi l'idea di migliorare le condizioni del popolo per farne scala ad un miglioramento politico. Cominciò con alcuni almanacchi; la Borlanda impastricciata, YIncognito di Eritrea Pedsol, il Gran Zo-roastro, ne' quali fra le più strane fantasie si denudavano e si pungevano i vizii d'ogni classe di cittadini, dal nobile al mereiaio, dallo spoliticante alla pinzocchcra.
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