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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   Epinay, ch'è del 22 settembre 1782, parla di un lavoro sopra una carta geografica del Napoletano, a cui attendeva con Gian-Antonio Rizzi Zannoni di Padova. Questo insigne geografo aveva avuto da Luigi XV l'incarico di fissare i confini degli stabilimenti inglesi e francesi nell'America. Tornato a Parigi vi conobbe il Crlliani, pc' cui consigli si accinse alla detta carta del regno. Qualche errore, che \ 'era eorso, fece sì che il Galiani invitasse a Napoli il Zannoni, chc dopo avere esaminato il paese, si pose a rifare il suo grandioso lavoro.
   Il Galiani c dei più profondi e vasti ingegni che mai producesse l'Italia: ma la smania comune a molti letterati del suo tempo, di mostrarsi bello spirito, scemò riputazione a' suoi scritti e al suo nome.
   Opera più vasta sopra i generali principii della legislazione tentò Gaetano Fi-langeri (1752-1788), alla quale l'inferma salute ed una morte immatura gli tolsero di por fine. Neil' ardua impresa due grandi ingegni lo aveano preceduto, Vico e Montesquieu. Vico al dì sopra delle umane legislazioni contemplò la legge della divina Provvidenza, secondo la quale le nazioni compiono il loro corso sopra la terra, donde nasce una storia ideale ed eterna del genere umano. La società cominciò colla religione. Il fulmine, segnale d'una potenza celeste, spaventò i primitivi giganti, che si raccolsero nelle caverne, ove ebbe principio la famiglia. Padri, sacerdoti e re si dissero patriarchi, non soggetti ad altri che alle potenze celesti, di cui erano interpreti alle loro famiglie: fu un governo teocratico. All'altare di questi forti si rifugiavano i deboli, che divennero gli schiavi delle razze eroiehe; era vietata nelle nozze la mescolanza de'sangui. Gli schiavi si sollevarono: ebbero porzione delle terre, donde l'origine delle clientele o delle plebi: ai patrizi rimase l'autorità regale, sacerdotale e il diritto degli auspicii. Questi re delle famiglie si unirono a trattare in comune le cose della guerra e della religione. I plebei combattevano pei nobili, ma coll'intento di rendersi degni del patriziato: i nobili versavano animosamente il loro sangue per conservarsi nei loro privilegi. Questa gara disponeva gli animi alla eguaglianza. A queste due età . divina ed eroiea del genere umano corrisponde il diritto civile, che nell' età divina fu fondato sulla unica autorità degli Dei, donde gli acta legitima, cioè legali quando si fossero compiuti i riti religiosi richiesti dall'atto. Nell'età eroica si ebbe invece per legge la parola fas, le cui formole erano assolute, inflessibili : liti lingua nun-cupassit, ita jus esto. Colle vittorie della democrazia e colla sostituzione di un monarca al governo aristocratico., il diritto, che fu sinora civile, diè luogo al diritto naturale: i cittadini, resi eguali, non ebbero altra disparità che nel censo. .'Via gli stati popolari a poeo a poco si corrompono: i ricchi agognano al potere assoluto, le plebi domandano la legge agraria; il litigio si decide colle armi. Il disordine costringe il popolo a salvarsi sotto il dominio di un solo; si fondano le monarchie. Il monarca abbassa i grandi ed innalza i popolani: nelle leggi regna 1' equità naturale. Ecco il cerchio, per cui si volge la vita delle nazioni finché conservano la loro indipendenza. Ma il popolo si corrompe e, schiavo delle sue Sxrenate passioni, perde ogni rispetto alle leggi; viene un popolo migliore chc lo soggioga colle armi, e con soggiogarlo lo salva. Che se questo rimedio non basta a sanarlo, Iddio lo abbandona ad una nuova barbarie peggiore della prima, perchè nata dalla ^ corruzione. Allora si veggono corpi, ma non anime umane, e un deserto popolato di bestie selvagge. Le città cangiate in foreste tornano ancora ad essere asilo degli uomini; coll'andare dei secoli la malizia e la perfidia scompaiono sotto la ruggine della barbarie. Tolti alla mollezza ed a'vizi che gli aveano corrotti, gli uomini tornano alla semplicità del vivere, che mena con sè la pietà, la buona fede, la veracità, sulle quali si fondano la giustizia, e formano la bellezza dell' ordine eterno fissato dalla Provvidenza. In questo modo si rinnovò la società sulle corrotte reliquie dell'Impero romano. La venuta dei barbari fu accompagnata Bai ritorno dell'età divina, quando si videro i romani Pontefici comandare ai re e.1 ì re colla croce sul petto accorrere alla liberazione del Santo Sepolcro. Tornò