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c lardellata di a>, y e 2 da poterla leggere all'Accademia. Con tutto ciò io vi consiglio di non fidarvene; se per un caso la penna del matematico traseorse e scrisse un più in luogo di un meno, voi crederete che il vostro punch possa contenersi nella coppa, ed invece lo verserete. Ecco il primo metodo. Havvcne un altro meno esatto, ma più semplice c certo. Chiamate un garzone qualunque e dite: amie-, misurami quanta acqua contenga questa coppa. Il garzone ferma dapprima la coppa sulla sua base; prende una misura d'acqua e la versa in essa; se vede clic non la riempe, ne prende un' altra, e va tanto innanzi finche la coppa sia piena e 1' aequa cominci a traboccare pegli orli. Allora egli die. : Signore, la vostra coppa tiene tre misure meno un quarto, e voi potete fare il vostro punch tran-auillamente.
Il Galiani in Parigi era l'anima dell'ambasciata napoletana. Il suo carteggio col Tanucci, edito ultimamente nell'Archìvio storico di Firenze, lo mostra tanto fino diplomatico quanto acuto osservatore delle umane debolezze. Boi nardo Tanaeci (1698-1783) toscano e professore di legge a Pisa, venne in Napoli con l'infante D. Carlos, che salito al trono lo elesse a suo primo ministro. Durò sotto^ Ferdinando IV, finche Carolina di Austria lo tolse d'ufficio. Il nome del Tanucci suona un non so che di ostile a Roma ed al clero in generale; gli amanti del passato
10 aecusano d' aver limitata la giurisdizione de' vescovi; tolt il tribunale della Nunziatura in Napoli e gli appelli a Roma; vietati nuovi acquisti alle manimcrtc, ristretto il numero dei preti, soppressi conventi e' badie, ed occupati Benevento c Pontceorvo feudi della Curia romana. Seguiva gli esempi e forse i comandi delle corti di Spagna e di Francia, che coli' abbassare 1' autorità del papa e del clero si credevano rafforzare il potere reale. In qualunque modo si giudichi questo contegno del Tanueci, egli era uomo d'una operosità meravigliosa e d'una rara probità; povero, affabile coi popolani, mostravasi ardito ed intrepido nel combattere i grandi del Regno: divise latifondi, aperse vie, canali, porti: favorì le manifatture e riformò Y esercito. Guardava con sospetto il Piemonte. Sono notevoli peri la sanzione ch'ebbero a'nostri giorni queste sue parole: Tutto quello che taglierà le ali alle mire rapaci di Torino, stabilisce la tranquillità d'Italia. Col Tanucfci
11 Galiani conversa come con un amico; gli narra tutte le pratiche de' Parlamenti per la soppressione dei Gesuiti; i segnali dell'imminente guerra fra le Colonie di Ameriea e la madrepatria, certe velleità bellieose del Gran Mastro di Malta, con mille piccoli aneddoti e mille finissime osservazioni in forma di paradosso, coild quando dice: Il bel secolo di una nazione è quello in cui commette più delitti. Tali erano i Romani quando fecero l'ingiustissima terza guerra punica: tali erMo\ i Francesi cento anni fa: tali sono oggi gì' Inglesi: è il loro secolo; dunque è quello in cui mancheranno più disonestamente di fede. I loro^ pronipoti ne pacheranno la pena; come stanno pagando i Francesi quella dei loro padri e del loro bel secolo. Della magnificenza di Versailles scriveva: fn gran re è quello che incommoda più il genere umano; e di Pitt diceva: Pitt misura i suoi odii col numero de' vascelli nemici che vede in mare. Onora la parsimonia del Tanucci il fatto delle brochures che il Galiani gli spediva refilate usque ad sanguinem; peretta pesassero meno; la posta costava dieci carlini all'oncia.
Gli ultimi anni che il Galiani visse in Napoli, li diede allo studio dell'amena letteratura. Pensava di comporre un trattato Sugli istinti, o gusti abituali dell'uomo , ossia sui principii del diritto della natura e delle genti, tratti^ dalle poesie di Orazio. Non conosco di questa opera, forse ancora inedita, che i pochi frammenti editi nel 1765 a Parigi e poi a Napoli nel 1788 dal Galanti che scrisse una vita del nostro autore. Sono graziosi commenti sui nomi delle donne amatd dal poeta, ed ingegnose interpretazioni del senso ascosto di qualche ode. Nel 1779 egli scriveva a madame di Epinay ch'era occupato in uno studio, di cui Diderot gli avea porta l'idea; un. dizionario del Dialetto napoletano con ricerche etimologiche e storiche, che uscì in Napoli nello stesso anno. Neil'ultima delle lettere alla