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Storia della Letteratura Italiana
Dalla metà del 700 ai giorni nostri
Giacomo Zanella
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 192

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a cura di Federico Adamoli

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   capo iii. 57
   Nulla di tutto questo nell'Osservatore del Gozzi. Niuna parola sul governo e sulla aristocrazia chc lo esercitava; niuna sulle leggi, sulle imposte, sulle armi • ma semplici pitture della vita del popolo con lieve satira de' suoi vizi- colpe e sciocchezze gli passano inosservate se vestano la toga rossa. La stessa filosofia chc condisce alcuno eli que'fogli, per non essere sempre attinta dalla propria esperienza quanto dalla lettura dei libri, toglie allo scritto quella freschezza che fa parere lo Spettatore un libro scritto jeri. Il buon Gozzi, spesso incalzato dal bisogno, per tirare innanzi nell'impresa mette a sacco Aristofane, Luciano e Plutarco : chiama 'Icrcurio, Minerva, le Muse, lo stesso Caronte a prestargli mano; discende agli Elisi a ragionare con Omero, Ippocrate e Menippo; parla de' poeti cangiati dopo morte m cornacchie, eon una vena, a dir vero, di lingua purissima ; ma di tutto questo mondo mitologico e defunto che importava ai Veneziani ? Quale vantaggio morale o civile poteano averne? Delle molte allegorie che sono sparse nell'Osservatore, se ne togli le orientali, poco sono che non pecchino nel disegno o negli ornamenti; alcuna è propriamente cosa da retore. Un uomo che sappia coprire i ProF] pensieri ed affetti, si dice uomo di cuore doppio. Il Gozzi in un numero Ioli Osservatore volle fare l'anatomia di questo cuore. Minerva prende seco Plutarco e lo mena agli Elisi: gli mostra Ippocrate co' ferri in mano che si accinge ali operazione. Chiama a se le ombre che vengono portando in mano un pezzo di carne. Non si creda che sia il cuore, che durante la vita riceve e rimanda il sangue: e un altro cuore racchiuso nel primo e che non ne viene estratto che dopo morte per essere esaminato a quel modo da Ippocrate. Le ombre si vanno succedendo. Ippocrate taglia: stormi di uccellacci si aggirano intorno a divorarsi que brani sangumenti; continuano i dialoghi di Minerva, d'Ippocrate e di Plutarco per lo spazio di ben quattordici pagine che una ferrea pazienza a stento può leggere.
   I numeri dell' Osservatore furono raccolti in alcuni volumetti dallo stesso Gozzi e pubblicati a Venezia nel 1768. Cercò di dare qualche ordine alle materie, dialoghi, novelle, favole; ma quanto è lontano dallo Spettatore, di cui lord Macaulay ne Saggi dice che 1 seicento numeri formano un tutto che ha l'interesse di un romanzo! Addison nasconde sè stesso nella persona dello Spettatore, ch'è un uoino erudito ài antiche lettere ed ha molto viaggiato: ora vive in Londra; osserva assai ne parla che m una ristretta cerchia di amici. Questi sono un leggista un ecclesiastico, un soldato, un mercante. Le altre due principali figure sono di'lSir Ruggero di Coverley un vecchio baronetto che vive spesso in campagna- e sir Guglieiiw Honcycomb, vecchio epicureo, conoscentissimo del bel mondo di Londra. Lo Spettatore, raccoglie i discorsi di tutti costoro e li dispone con tale maestria, che ti par di leggere un romanzo di Richardson o di Fielding, ma con utilità maggiore.
   Parlerò degli altri lavori del Gozzi in altro luogo. Intanto mi basta di avere ricordato agi Italiani che la fama dell' Osservatore è ben più grande de'suoi meati; clic nella efficace parsimonia dello stile cede al Caro, al CflWni ed al Gclli i cui si ostina di pareggiarlo chi forse non lo lesse; dirò che la stessa purità Iella lingua non fa che porre in luce maggiore la leggerezza e la povertà dei oensieri. . r
   (è lo^to nella Frusta. Quel bizzarro e presuntuoso Giuseppe Ba-retti (iab-17«y), che de nostri autori non avea studiato che il Berni ed il Cellini un ava ì vezzi e le capresterie del favellare toscano; diverso in questo dagli scrittori lei CaM, che gli cedono nelle grazie della lingua, ma lo superano nella solidità del sapere e nella urbanità della critica. Gentiluomini rispettano le persone: il Baretti mena la sua Frusta con pari furore sulle cose e sugli uomini- pare un cieco gigante che colla clava si spazzi intorno la folla. Non conosceva le scienze, e pero le deprezzava. In un capitolo bernesco si ride di coloro che vanno rac-cog, ondo piante e fiori; di qualche perdigiorno che illustra una lapide negletta
   Zanella. o