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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   cai'Itolo quARto. — rinnovamento della lingua, ecc. S-81
   nell'andamento o nello scopo finale del dramma. Accade anzi talora d. trovare un dramma innestato in un altro, per modo tale che l'uno serva all'altro, come nell'Amleto di Shakespeare, e che i due non formino in realtà che un solo. A cosnatta specie di drammi appartiene, ad esempio, la Rappresentazione quando Abram cacciò Agar sua ancilla con Ismael suo figliuolo, della quale ce ne dà un abbozzo l'Emiìiani-Giudici nella sua storia del teatro italiano (1), Un padre che ha due figli, l'uno cattivo e l'altro buono,li invita entrambi a recarsi con hu a Fiesole onde assistere alla rappresentazione delle avventure d'Isacco e d'Ismaele e così mostrar loro nel contrasto dei due figli di Abramo la punizione di un giovane discolo e n-chinevoie al mal vìvere e la rimunerazione di un uomo dabbene e virtuoso.
   L'assetto scenico seguì le vicende delle Rappresentazioni. — Quand'esse erano ancora legate alla liturgia, la Chiesa era il luogo dove venivano rappresentate, e non c'erano nè pause, nè intermezzi, ne decorazioni. Una rozza tavola sul pavimento della Chiesa bastava per scena, e i preti o i monaci facevano da attori. Col-l'andar dei tempo, però, nelle Chiese o nelle sale de. conventi si rappresentarono soltanto quei drammi che ricorrevano nella solennità di qualche santo; ma quegli altri, che ad onta della loro veste religiosa, da divozioni s'erano tramutati in divertimenti popolari uscirono all'aria aperta sui sagrati delle Chiese, poi sur ponti e sulle piazze. Allora apparirono anche intermezzi, ganti, suoni e travestimenti, e gli artisti cominciarono a dirigere le decorazioni sceniche. Vero è che la scenografia era, a quest'epoca, ancora bambina; tuttavia quando si trova che a decorare queste popolari rappresentazioni ponevano talvolta mano artisti come il Ghi-berti, il Brunelleschi e il Pollajolo, e che la Corporazione o la Città che assumeva l'impresa dello spettacolo non badava allo spendere (2), noi possiamo ragionevolmente supporre che compatibilmente colle condizioni dell'arte scenografica, si dovessero talora vedere di belle decorazioni. Raccontasi che Leonardo da Vinci nel 1489, in occasione delle feste celebratesi in Milano per le nozze del Duca Gian Galeazzo con Isabella d'Aragona, costruì una macchina consistente in un cielo artificiale dove i pianeti, rappresentati nelle figure dei Numi da essi simboleggiati, s'aggiravano secondo lor leggi intorno agli sposi, e dentro ciascun pianeta si chiudeva un musico che ne cantava le lodi. Nello stesso anno per solennizzare l'ingresso in Milano di Lodovico XII re di Francia, Leonardo costruì un leone che, fatti alcuni passi, apriva il suo petto, e lo mostrava pieno di gigli (3). Ad ogni modo dalle indicazioni sparse nelle Rappresentazioni rilevasi che l'illusione teatrale miravasi ad ottenerla, e a giudicare dai mezzi a quest'uopo indicati dal festaiolo si può arguire che talora si sarà ottenuta, e tal' altra no, in questo caso supplendo al difetto l'immaginazione dello spettatore (4).
   Ma qual'è il mondo chi ci apparisce drammatizzato nelle Rappresentazioni popolari del secolo XV? In generale gli è ancora quello del Medio Evo coi fatti dell'Antico e Nuovo Testamento, colle Vite dei Santi e colle sacre leggende. Ma questo mondo si frammischia ad altri elementi, ed è penetrato da uno spirito che di religioso non serba, se ci è permesso dir così, che le sembianze esteriori. Nella Santa Uliva noi troviamo rappresentato un soggetto tolto ad una sacra leggenda, e for-s'anco in parte alla vita di qualche Santa, ma a quali e quanti altri elementi non
   (1) Cap. IV.
   (2) L'Atto della Pinta rappresentata in Palermo costava circa dodici mila scudi. Questo spettacolo era la rappresentazione della creazione del mondo e l'altre opere di Nostro Signore svio all' incarnazione, detto Atto della Pinta perchè fu eseguito nel tempio di S. Mariae Depicr.ae. Atto dagli Autos sacramentales spagnuoli (V. Emiliani-Gi'i dici, St. del Teatro ital., cap. VI, pag. 222 in nota).
   (3) Corniani, I secoli della lett. ital. Voi. II, art. Leonardi da Vinci, ediz. Pomba.
   (4) Il Prof. d'Ancona nella Prefazione alla Santa Uliva {pag. XXXIII-XXXVIII) coll'ajuto delle indicazion. somministrategli da molte Rappresentazioni e specialmente dalla Santa Uliva, ha cercato di darci una chiara idea dell'assetto scenico dell'antico teatro italiano
   , e dei mezzi adoperati per la rappresentazione.