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il risoiģgimento.
Qruffagna;
Che di' tu? Ora mi fai sbigottire; Tu credi aver qualche matto qua giunto ; Tu mi faresti presto scristianire.
E olire tre carlini, che all'oste non bastano,
Qraffagna : E se tu non li vuoi, lasciali stare.
L'Oste:
Non bisogna levar* * da sedere.
V Ostessa:
Orsł, lasciali andar, fa lor piacere.
Gli avventori se ne vanno, e l'oste dice all'ostessa:
Credo d'averti mille volte detto Che tu stia cheta, pazza sciagurata.
V Ostessa:
Io vo' dire, e vo' dire a tuo dispetto, Se bene avessi la lingua tagliata.
L'Oste:
Guarda ch'io non ti pigli pel ciuffetto, E ti facci parlar pił moderata.
V Ostessa : Ombe', provati un po'.
L'Oste:
Decco provato.
L'Ostessa: Orsł, lasciami star brutto sciaurato.
Giunti nel bosco, i due famigliari mossi a pietą dell' nnocenza d'Uliva, non eseguiscono il comando dell'imperatore, accontentandosi di abbandonar la giovinetta nelle mani della Provvidenza. Ma il re di Brettagna, venuto a cacci,i nel bosco, trova la derelitta, la conduce alla sua corte, facendola custode d'un suo bambino. Un barone si innamora d'Uliva, e colto il momento in cui ella si trova sola col bambino del re in collo, le fa la sua dichiarazione. Respinto sdegnosamente, ei piglia Uliva per un braccio in modo che non avendo la poveretta mani da ritenerlo, lascia cadere il reale bambino, che, dato del capo in terra, subito si muore. Il Barone per vendicarsi del rifiuto accusa Uliva al re d' avere per suo difetto fatto morire il bambino, e il re ordina ch'ella sia nuovamente abbandonata in un bosco. Il comando si