CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA ECC. 233
agli spettatori che udiranno Le fortune, i travagli e le paure di Santa Uliva, figliuola del famoso Giuliano Imperatore, sposata al gran re di Castiglia, gettata due volte in mare, Vaga, leggiadra e bella a maraviglia, E piena d'umiltade e di fervore, Che con fermo e bel desìo, Sempre in lutti i suoi mali corse a Dio. — L'imperatore aveva una bella moglie, alla quale, morendo, egli aveva promesso di non tórre più sposa se non ne avesse trovato una come lei, vaga, onesta e gratiosa. Ma, cercato tutto il mondo, non gli venne fatto di trovare, simile a quella, altra donna che Uliva sua figliuola. Itisolve pertanto di sposarla e manifesta il suo pensiero ai Baroni, e lor dice di volersi recare dal Santo Padre per la dispensa, non pr ma però d'avere in proposito interrogato Uliva stessa. Va, dunque, a parlare colla figliuola], e nel dichiararle il suo amore le osserva che specialmente le mani di lei furono quelle che lo affascinarono;
E delle belle se ne trova assai Ma non hanno le man come t,u hai.
Uliva respinge le incestuose proposte paterne, e non 'appena rimane sola, dopo una fervida preghiera a Dio ed alla Vergine, si taglia le mani e le reca al padre involte in un drappo. L'imperatore, a tal vista, monta in gran furia, e ordina a due suoi famigliari Rinaldo e Gruffagna, menino Uliva nel regno di Brettagna e là la mettano a morte. Come vien loro ordinato, i due famigliari partono insieme con Uliva, e l'imperatore rimane forte lagnandosi della figliuola. Qui tra il partire d'Uliva e il suo riapparir sulla scena, ha luogo un intermezzo. Escono quattro con camicie bianche, scalzi, con maschere di morte e faci in mano e attraversano la scena cantando versi sulle vanità delle cose mondane. Intanto i due famigliari dell' imperatore che menano Uliva in Brettagna, alla prima osteria che incontrano si trattengono a mangiare, e qui ha luogo una scena che riproduce fedelmente un tratto della vita ordinaria del popolo. Entrati i viandanti nell'osteria, Gruffagna chiede all'oste :
Che hai tu da mangiare?
L'Oste:
Domanda pur.
Gruffagna :
Convien ch'io non rifiuti»
L'Oste:
E sopratutto buon pane e buon vino.
Gruffagna:
Orsù, portaci intanto un mezzettino.
Mentre da una parte della scena i famigliari mangiano e bevono nell' osteria, dall'altra l'Imperatore in sedia parla e ei pente del crudel partito preso colla figliuola. Venuto il momento di pagare, Gruffagna domanda all'oste:
Oste, ch'hai tu aver? su facciam conto, Chè l'ora è tarda e voglianci partire
L'Oste:
Io ho d'aver quattro carlini appunto, Invernizzi. Il Risorgimento.
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