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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   224 il risorgimento.
   d'esempio una Novella della figlia del re di Dacia ed alcuni Cantari plebei del secolo XV contenenti una storia fantastica della Bella Camilla o d'Amadio. Le avventure narrate così nella prima come nei secondi sono tratte da una leggenda di una fanciulla perseguitata, conosciuta in tutto il Medio Evo cristiano e formante il soggetto, variamente modificato ne' suoi accidenti, di racconti popolari francesi, tedeschi, russi e serbi (1).
   Nella Novella della figlia del re di Dacia contasi che Imberto re di Dazia ebbe da Bellandia, sua sposa carissima e bellissima, una figlia per nome Elisa, che avea in sè tutte le fattezze della madre, et era altrettanto piacevole come fosse la sua madre la reina. Bellandia muore, Imberto porta uno gran tempo maninconia della donna sua, ma poi lo nimico dell'umana natura gli mette in cuore ch'egli debba amare carnalmente sua figlia. I baci villani e le disoneste maniere rivelano ad Elisa l'innaturale e turpe ardore del padre suo. Un giorno ella si trova chiusa in una camera sola col padre che la va baciando ed abbracciando disonestamente. Oltremodo spaventata, si raccomanda prima in cuor suo a Dio, alla Vergine ed a S. Pietro di Roma, poi piange, lusinga il padre colla promessa di ridursi alle di lui voglie, ma intanto gli sfugge dalle mani. Tornata alle sue camere, prega nuovamente la Vergine che la difenda dal vituperevole peccato, poi s'addormenta e nel sonno le apparisce la Vergine, ingiungendole di tagliarsi una delle mani. Elisa, svegliatasi, ubbidisce subito al cenno divino. La mattina Imberto manda per lei, e vedendola tutta impallidita e smorta, le chiede se le sia intervenuto meno che bene. Elisa risponde narrandogli come svegliandosi dal sonno si sia trovata con una delle mani tagliate e osservandogli come le sembri esser questo avvenuto per giudizio di Dio. Imberto pien di sdegno la scaccia dalla sua presenza, e per la bile quasi tramortisce. Elisa, toltasi dal cospetto paterno, confidasi con Bellotta sua balia, e con essa dispone di abbandonare segretamente la reggia e di rifugiarsi in Roma, come le era stato ordinato nel sogno, se già vuol salvare l'anima ed il corpo.— Detto, fatto; le due donne si mettono in cammino; e giunte a Roma si danno al servizio di Dio e vivono d'elemosina, finché una vedova romana le raccoglie in sua casa. Passato alcun tempo, Apardo duca d'Altorichi, viene d'Alemagna a Roma per farvi una quarantina ed ottenere da Cristo e dalla Vergine la grazia di trovare una gentil donna costumata e dabbene che possa diventare sua legittima sposa. Assistendo egli un giorno alla messa nella cappella di S. Pietro ode la voce d' un angelo che gli dice di tórre in isposa la giovane che ogni mattina assiste alla messa in quella medesima cappella, essendo quella la consorte a lui destinata dal cielo. Apardo vede Elisa nella Chiesa, le tien dietro fin nella casa della vedova, ma ritrovandola poi senza una mano resta dolorosamente sorpreso, e si parte senza nulla concludere. Se non che il giorno appresso, assistendo alla messa in S. Pietro, ode nuovamente la voce dell'angelo che questa volta in tuono severo lo rampogna d'avere disubbidito al comando divino, e lo minaccia di seri guai. In questo mentre un santo romito, ch'è al fat«o d'ogni cosa
   (1) I cantari giacciono inediti ancora nelle biblioteche lanrenziana e palatina. Un lungo estratto ce ne dà però il sig. Alessandro Wesselofski nella sua Prefazione alla Novella della figlia delre di Dacia. (Pisa, tip. Nistri, 1866. Collezione di antiche scritture italiane inedite o rare). «La storia, dice il Wesselofski in nota, si ritrova col nome d'Amadio nella lauren-ziana plut. 78. cod. 23 (sec. XV.) e con quello di Camilla a flit. M djì. 28. (sec. XV.) della stessa biblioteca : sono in tutto otto cantari di 422 strofe.... È da aggiungere che il nostro Poema si ritrova nel codice CCCLIX Palatina (sec. XV) come nota il Palermo trascrivendone pochi versi, i quali perfettamente concordano con quelli del testo Laurenziano ». — In Italia, le avventure di una fanciulla perseguitata presero forme diverse nella letteratura popolare. Presero forma narrativa prosastica nella Novella di cui diamo un sunto nel testo, forma narrativa poetica nei cantari succitati e in un poemetto citato dal professore D'Ancona nella sua Prefaz. alla Stinta Uliva (Pisa,Nistri, 1863, pp. IX e X) e finalmente forma drammatica nelle Rappresentazioni di Sani' Uliva e di Stella. Il sig. Wesselofski ha trovato che le avventure d'una fanciulla perseguitata sono avanzi trasformati d'un antichissimo mito cosmogonico indo-europeo.