capitolo quarto. — rinnovamento della lingua, ecc. 221
cavalleresche, italianizzando fatti e personaggi e scrivendo poemi in una lingua che non era ancora l'italiana e non era più la francese. In seguito, quando il volgare fu costituito, questi poemi servirono di base a nuovi rifacimenti popolari in versi od in prosa, rifacimenti di cui le stampe d( i secoli XV e XVI moltiplicarono le edizioni (1). Avemmo cosi i Reali di Francia, 1 Buovo d'Antona, la Spagna, VInnamoramento di Carlomagno, di Mìlone d'Angtante, ed una grande quantità d'altri romanz scritti in volgare e popolarissimi nel quattrocento, in cui si ripetono, si modificano e si alterano le tradizioni cavalleresche del ciclo carolingio e della Tavola Rotonda (2).
Rimane adesso che diciamo quali sieno le modificazioni subite dalla leggenda di Carlomagno e de' suoi Paladini nei rifacimenti che troviamo tanto diffusi tra le popolazioni italiane del secolo XV (3). — Il concetto fondamentale dei racconti e dei poemi cavallereschi italiani è, come in Francia, la diffusione del Cristianesimo. Carlomagno e i suoi dodici Paladini sono i campioni della fede di Cristo; colla spada alla mano essi lottano per difenderla e per convertire gl' Infedeli. Tuttavia, a questo scopo religioso se ne aggiungono altri secondari, profani e mutevoli, ma di tanto valore per l'immaginazione italiana, che talora lasciano nell'ombra e fanno dimenticare il principale. Inoltre, le tradizioni del mondo romano viventi nella coscienza popolare, non solo modificano stranamente la genealogia dei principali personaggi dell'azione, ma tolgono anche ai caratteri degli eroi cavallereschi e all' insieme del racconto quell'impronta esclusivamente francese ch'essi hanno nell'originale per darne loro una più confacente all' indole propria della stirpe italiana.
Nei Reali di Francia si principia il racconto coli' imperatore Costantino che ammalato di lebbra stette dodici anni infermo, e venne poi guarito e battezzato in Roma da papa Silvestro. Un giorno Costanzo, figlio di Costantino e che ricevette col battesimo il nome di Fiovo, s'ebbe in presenza del padre suo una guanciata da Sa-leone, un greco che non voleva farsi cristiano e che godeva tuttavia grande favore presso Costant:no. Fiovo si vendica dell'insulto uccidendo Saleone, poi fugge. Questa fuga è provvidenziale. Un angelo apparisce ad un romito, che aveva dato ricetto a Fiovo nella sua capanna, e gli annunzia essere piaciuto a Dio che Fiovo abbia lasciato Roma, per grandi misteri. « Di lui nascerà gente che accrescerà molto la fede di Cristo .... Porta questa bandiera a Fiovo e digli che quest'insegna ha nome Ori-fiamma, e che non saranno mai cacciati dal campo coloro che per loro bandiera gelosamente l'avranno; ma che non la si spieghi mai contro i Cristiani, chè il suo regno perderebbe » (4). Accompagnato dal romito, che si chiama Sansone ed è suo
(1) Prima che per opera specialmente del prof. Mussatia di Vienna si conoscessero quei poemi cavallereschi scritti da italiani dei quali discorre il sig. Bartoli nel § della sua storia testé citato, i racconti cavallereschi scritti in volgare, come i Reali di Francia, si credevano versioni italiane di antichi testi latini.
(2) V. Bibliografia dei romanzi e poemi cavallereschi. Milano, Paolo Antonio Tosi 1838. — Melzi e Tosi, Bibliografia dei romanzi di cavalleria italiani. Milano, Daelli e C. editori, 18fi5, Biblioteca Nuova. — Il prof. Crescentino Giannini pubblicava poco tempo fa, trascrivendolo da un codice laurenziano, il Lancillotto, poema cavalleresco. Fermo, G. Mecchi 1871. Il Lancillotto si compone di sette cantari in ottava rima e narra la Struzione della Tavola Rotonda.
(3) Anche oggidì i cantastorie napoletani narrano al popolo le gesta di Orlando e di Rinaldo. E noto poi che specialmente le popolazioni campagnuole leggono tuttodì e mandano a memoria i Reali di Francia, il Buovo d'Antona non che altri siffatti antichissimi romanzi cavallereschi, di cui i tipografi mandano fuori quasi ogni anno nuove edizioni. L' edizione dei Reali di cui ci siamo serviti è del 1863. — Non parliamo delle modificazioni subite in Italia dai racconti della Tavola Rotonda per non estenderci di troppo. D' altra parte, i racconti del ciclo carolingio avevano per gli Italiani maggior interesse, come quelli che si congiungevano alla memoria del Sacro Impero Romano.
(4) Reali di Francia, Lib. I, cap. IX.