CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 215
numeroso esercito d'Attila, abbandona Aquileja coli'anima piena di tristi presentimenti.
Pareva a lui varcando la marina Veder la città sua tutta a rovina.
Prima però di abbandonare la città aveva fatto collocar sulle mura moltissime statue di legno cosi somiglianti a sentinelle armate che Attila non osa per alcuni giorni dar l'assalto ad Aquileja. L'inganno viene scoperto, Attila entra nella deserta Aquileja, e distruttala dalle fondamenta, muove su Concordia dove regnava Giano re di Padova disceso da un Cesare Romano e da Santa Giustina. Giano accorre a difender Concordia; si viene alle armi, ma dopo molta strage i due eserciti, sopraggiunti dalla notte, si partono.
La notte venne ad Attila in visione Che più di cento torri avea disfatte, Castella, ville e molte altre regione, E le persone morte e malmenate, E che un re armato col brando al galone Stava mirando tai cose malfatte, E che volea fuggir, ma non potea, Chè quel Re franco a forza lo tenea.
E pareva negar con faccia mesta Che avesse fatto mai danno cotanto; Quel re turbato con furia e tempesta Trae la spada dal sinistro fianco, E via dal busto gli spiccò la testa.
Attila narra il sogno ad un indovino, il quale
Compassa sfere e bagatelle tante
e gli fa capire che re Giano lo deve uccidere. — Dopo un'altra battaglia, disperatamente combattuta fra i due eserciti, re Giano visto
che non può durare Contro di tanta turba saracina Fece consiglio di fuggire al mare, E non tardare all'alba mattutina.
Spiega adunque le vele al vento, dirizzandosi verso Aitino, e intanto Attila mette a sacco ed a fuoco Concordia, move verso Feltre e Bellone, distrugge d'intorno in ogni loco Asola ed Oderzo, e pone il campo a Trevigi. Ma Trevigi è troppo ben fortificata, ed ei si ritira per correre sotto Aitino , dove intanto erano giunti re Giano ed i suoi. — Sotto Aitino si combatte nuovamente. Attila e Giano si scontrano in singoiar tenzone; Giano cade tramortito dai colpi d'Attila, e questi allora caccia i timori inspiratigli dal sogno fatto sotto Concordia, dicendo a se stesso:
il sogno resterà fallace Poiché io lo prenderò come a me piace.
Entra dipoi in Aitino abbandonata dai nemici, la distrugge, e drizza la pagana schiera verso Padova, dove Giano s'era rifugiato insiein co' suoi. L'assedio di Padova comincia con una gran battaglia fra Cristiani e Pagani. Attila si scontra con Giano, ma questa volta è lui che rimane tramortito dai colpi del re di Padova e salvato a stento dalla calca degli Unni. Pieno d'ira e di vergogna per la patita sconfìtta, il giorno appresso egli manda a sfidar Giano, ingiungendo ai suoi di non