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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   IL RISORGIMENTO.
   fu e rimase sempre il Flagellimi Del, il Malleus Orbis, il fiero nemico della potenza romana. Non vi fu rovina od eccidio che non fosse accompagnato dai nome d'Attila; lo si accusò persine dello sterminio di Sant'Orsola e delle und;cimila vergini, sebbene si dicessero partite dalla Brettagna un secolo prima della nascita d'Attila. Quasi ogni città itaUana crea una propria leggenda intorno ad Attila ; leggenda che i cronisti introducono nei loro racconti. Attila, non passò mai il Po, e tuttavia la tradizione fiorentina lo volle tra le mura di Firenze, e Ricordano Malispini nella storia di Firenze, attribuendo agli Unni e ad Attila i fatti dei Goti e di Totila, narra per filo e per segno di Attila Flagellum Dei che aveva la testa calva e gli orecchi di cane, che venne il 28 giugno 450 per distruggere Firenze, fece orribile macello dei cittadini e andò in Maremma dove poi morì. — Roma si- volle assalita da Att'la e prodigiosamente difesa dalle anime dei morti che uscite dai loro sepolcri lottarono tre dì e tre notti contro le orde barbariche. — Il cronista Agnello descrive la venuta degli Unni sotto Ravenna, la processione del clero con a capo S. Giovanni vescovo che va ad incontrare e placare Attila, e finalmente l'entrata delie schiere Unne nella festante città. Anche Modena è costretta a spalancare le sue porte al re degli Unni, ma è salvata dalle preghiere di S. Gemignano che provocano un miracolo del cielo. Gli Unni, appena entrati in Modena, sono colpiti da cecità, ed escono per la parte opposta a quella donde sono entrati senza recare alcun danno, riacquistando la vista sol quando pongono il piede fuori della città. Rimini si vanta non solo d'aver mandato alla difesa d'Aquileja molti dei propri cittadini capitanati da un Gualtiero, ma d'essere altresì la città dove Attila trovò la morte. Secondo questa tradizione il feroce Unno assediò Rimini, e un giorno, solo e trasvestito, penetrò nella città per riconoscerla. Ma mentre stava guardando alcuni capitani che giuocavano a scacchi, vide un bel colpo che si poteva fare, e volle accennarlo ai giuocatori. Il suono della sua voce canina lo palesò ai Riminesi, che lo presero e decapitarono. — Le città al di là del Po sulle quali s'erano realmente rovesciate le sterminatrici orde d'Attila tesserono sopra un fondo storico le loro leggende, eco dei terrori, degli odii e delle vendette dei loro padri. I ricordi delle disperate lotte sostenute contro gl'invasori, passando di generazione in generazione, stranamente si alterarono. Nelle cronache di Aquileja, di Venezia, di Padova, di Udine, di Treviso e d'altre città dell'Italia settentrionale, visitate dal Flagello di Dio, il vero s'intreccia al favoloso formando un'epopea nazionale di assalti, di battaglie, di distruzioni, che comincia coll'urto impetuoso degli Unni contro Aquileja, e finisce coll'assed'o di Rimni, dove la tradizione latina fa morire Attila per opera di Giano re di Padova, camp, me della patria e della fede, discendente da un Imperatore romano e da S. Giustina. Da questo lavoro dell'immaginazione popolare, compiutosi tra il VI e il XII secolo, Attila, il figlio del sole, l'eroe nazionale delle leggende germaniche, uscì singolarmente trasformato. I icordi delle orride fisonomie tartare vedute già negli Unni del V secolo, poi negli Ungiieri del X e da ultimo nei Mongoli; il senso erroneo dato alla parola Kan, udita frequentemente in bocca di quegli invasori ; le va»he notizie della tradizione magiara sul nascimento d'Attila, diffuse tra gl'Italiani dagli Ungheri del X secolo; l'odio della stirpe latina contro il nemico dell'Impero romano, — fecero sì che nell'immaginazione popolare Attila si trasformasse in un orrendo fantasma d'origine bestiale. A poco a poco infatti si favoleggiò d'un re d' Ungheria che avendo designato di dare la propria bellissima figliuola in isposa all'erede del trono di Bisanzio, e volendola intanto scampare ai pericoli d'amore cui la vedeva inclinata, la chiuse in una torre dandole per compagnia e per trastullo un cagnolino. Ma un dì la fanciulla prese il cane nel letto, ingravidò e dopo n
   ove mesi nacque Attila che serbò le canine sembianze del genitore. — Così, specialmente tra le popolazioni venete ed adriatiche, s' era venuto formando una leggenda completa con dei protagonisti e dei personaggi secondari, degli avvenimenti principali e degli accessori, non rimanendo intatto della realtà primitiva altro che lo spirito che aveva agitato le popolazioni latine di fronte alle invasioni straniere.
   Nel 1358 il bolognese Nicolò da Casola s'impadronì delle leggende intorno ad Attila, e le compose in un Poema in lingua francese che giace ancora ineaito fra