CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 2]1
strusse Aquileja, prese d'assalto Padova e Verona, afflisse miseramente le fertili pianure del Po, occupò Bergamo, Milano, Pavia, e da queste disertate contrade già volgeva col pensiero le formidabili schiere dei suoi barbari verso Roma; ma sia che temesse d'avere un'armata nemica alle spalle, sia che lo placassero le preghiere ed i doni di papa Leone I, fatto è che desistette dal suo proposilo, e partitosi d'Italia, torno alle sue sedi native d'Ungheria, dove la morte troncò poco dopo misteriosamente la sua esistenza. Lui morto , le sue genti dopo aspre battaglie si sciolsero. Gli Ostrogoti, i Gepidi, i Longobardi si resero indipendenti, e le reliquie degli Unni si sparsero sulle pascolose lande del sud della Russia. Del vasto reame d'Attila non rimase traccia; ma il suo spirito sorvisse tra le genti barbariche elle l'avevano formato. L'opera che mirava alla distruzione dell'Impero Romano fu continuata da Odoacre, che probabilmente era stato uno dei capitani d'Attila, e da Teodorico ch'era figlio d'uno di essi. Altre genti, come gli Slavi, gli Scandinavi ed i Teutoni, avevano da Attila appresa la via di Roma, già nota ai barbari di Alarico e di Ra-dagaiso. Tutte l'orde barbariche vaganti ai confini dell'Impero, nella momentanea loro agglomerazione sotto il regno d'Attila avevano trovato uno scopo all'irrequieta loro attività guerriera, scopo di cui Attila parve avere una chiara coscienza quando nella sua selvaggia grandezza gloriossi dei titoli di Flagello di Dio e di Martello del mondo datigli dalle disertate popolazioni dell'Impero romano. Anche oggidì quei titoli richiamano alla nostra memoria una serie interminabile di rovine e di lutti, e ci fanno pensare ad una grande ed arcana missione del formidabile assalitore della potenza romana.
Appena Attila scompare dalla scena del mondo, la persona, le gesta di lui, gli avvenimenti, i personaggi del sanguinoso dramma di cui egli era stato il protagonista vengono alterati, spostati, confusi dalla fantasia popolare; la storia si muta in leggende diverse l'une dall'altre come sono diversi i popoli tra cui si formano. Le tradizioni delle genti barbariche fecero d'Attila un eroe nazionale, raggruppando intorno a lui tutti i fatti e gli eroi principali delle stirpi avverse a Roma. La poesia s'impadroni della tradizione, e gli Scandinavi cantarono le gesta ti Alli, gli Anglo-Sassoni celebrarono le glorie d'Atta e alla lor volta i Germani quelle di Elzel. Attila diventò in breve un eroe fantastico, spontanea personificazione di una stirpe, e per lui si creò una origine soprannaturale. In una leggenda magiara narrasi, infatti, d'un re di Costantinopoli che rinchiuse la propria figlia in una torre per salvarla dai pericoli che minacciavano la sua gioventù e la sua bellezza. Un giorno la fanciulla, sedendo sul proprio letto, rimase fecondata da un raggio di sole penetrato per le aperte finestre. Il padre, conosciuto il proprio disonore, pose la figliuola in una nave e l'abbandonò ai venti. Il destino la portò presso la terra sul Mar Nero abitata dalle tribù magiare. Un giovine Kan la vide, se ne innamorò e la fece sua sposa. La soprannaturale origine d'Attila non fu palese che tardi, e appari specialmente nella invincibile sua antipatia per un minor fratello nato dall'effettivo connubio della principessa bizantina col giovine Kan magiaro (1). Nei poemi germanici, formatisi sulle tradizioni e sui canti primitivi, il tipo d'Attila si va modificando a seconda delle condizioni civili, politiche e morali delle popolazioni germaniche. L'Etzel dei Niebelungen è un principe mite, giusto e magnanimo, pieno di cortesia cavalleresca, tollerante della fede cristiana, che tiene una sola moglie, che ama il lusso, ed è pacifico tanto da rasentare la poltroneria. L'Attila dei poemi tedeschi, osserva qui il D'Ancona, ha più d'una rassomiglianza col sacro imperatore del ciclo franco-italico, divenuto a poco a poco quel dabben re Carlotto o Carlone che non può vincere i suoi nemici senza l'aiuto dei turbolenti congiunti, ed è a volta a volta abbandonato da Orlando, schiaffeggiato e detronizzato da Rinaldo e raggirato perpetuamente da Gano di Magonza.
Opposte alle germaniche sono le tradizioni intorno ad Attila formatesi tra le popolazioni Latine e Gallo-romane. Per queste, il barbaro e terribile invasore passato sui loro paesi come un turbine spaventoso, menando dovunque stragi e rovine,
(1) V. D'Ancona, prefazione ali 'Attila.