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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 225
   Quando Ginevra è pienamente ristabilita, Antonio vorrebbe anche vestirla a nuovo, ma prima vuol dirne qualcosa a lei :
   Dimmi, Ginevra mia, che vuoi tu fare ? Qui si convien pigliare altro partito ; Non ch'io ti voglia mai da me scacciare, Ma di'se vuoi tornar col tuo marito. E lei rispose : Anton non ci pensare, Questo pensier da me se n'è fuggito, Ch'io ho disposto sopra ogn' altra cosa, Se tu mi vuoi, i' vo' esser tua sposa.
   E poiché Antonio non vede come la cosa possa riuscire col manto che c'è di mezzo, Ginevra subito soggiunge :
   Anton non dubitare La via e il modo ti mostrerò io, Che a nessun, modo non ti può negare ; In prima ei m'ha per morta seppellita, E nella morte ogni cosa è finita, Morte ogni legge ed ogn. parentado
   Spezza e rompe, ed ogni laccio forte. Però Antonio, s'io ti sono a grado, Noi viveremo insieme sino a morte.
   Antonio rimane persuasissimo e conclude :
   Ora io vo pel Notajo e più non bado, Poiché amor ci ha condotto a questa sorte ; Poi la disputeremo a più bell'agio Ovvero in Vescovado o su in Palagio.
   Si fanno gli sponsali, ma, com' è naturale, Ginevra, andando in volta per le vie di Firenze, viene riconosciuta dalla madre e da Francesco suo marito, che vuole ritorni a star con lui. Ella si rifiuta; la questione è portata in vescovado, dove si decide a favore d'Antonio e di Ginevra, e contro l'Agolanti, che
   perde a un colpo la donna e la dote.
   Abbiamo qui un fatto raccolto dalla bocca del popolo e narrato come il popolo lo narrava. È la realtà della vita popolare colle sue abitudini, colle sue idee, non trasformata, non idealizzata dall'arte. Il rozzo cantor popolare s'addentra nelle particolarità più volgari e prosaiche della vita, descrivendo minutamente ogni cosa. E là dove il maraviglioso poteva introdursi, come nella risurrezione della creduta morta, è palese lo studio di dare tutte le ragioni che rendevano il fatto sommamente probabile. L'interesse del racconto nasce tutto dal pietoso del fatto per sè, e dalla soddisfazione che vi trovavano certe tendenze dell'umor popolare fiorentino. Nasce dal veder la morte levar di mezzo le difficoltà frapposte dal censo, dall'orgoglio di casta, dalle inimicizie pontiche, e render possibile l'unione di due giovani che teneramente si amavano; nasce dall'amor verace e profondo che sorvive anche alla morte, e fa sì che Antonio, pel primo e d'un tratto, ravvisi Ginevra in quella che il marito, la madre e lo zio avevano fuggito come ombra dolente della trapassata; nasce dal veder lo spavento di Ginevra che si sveglia nel sepolcro, dalle angoscie mortali di lei che si trascina a pena per le buie vie di Firenze; nasce dalla gioia di tornare insieme alla vita e all'amore ; nasce, infine, come osserva il Prof. D'Ancona, da « quel vedere di un colpo tolta la donna e la dote al primo marito che
   Lnvermzzi. Il Risorgimento. 97