CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 207
Abbiatn detto che i racconti di fatti straordinari tolti alla vita reale prendono il sopravvento sulle leggende miracolose. Rivolgiamoci ancora a Firenze, dove durando tuttavia vita di popolo, c'era anche una letteratura popolare fiorentissima. — Che un numero grandissimo di avvenimenti della vita ordinaria fiorentina formassero il tema gradito dei racconti popolari, ne abbiamo una prova nel Boccaccio, nel Sacchetti e in Ser Giovanni che dalla bocca del popolo raccolsero la maggior parte dei soggetti delle loro novelle ; in che modo poi il popolo narrasse il fatto che aveva colpito la sua immaginazione, noi possiamo vederlo in alcuni documenti d' origine schiettamente popolare. — Alcuni anni fa il Prof. D' Ancona pubblicava , riprodu-cendola da antiche stampe, la Storia di Ginevra degli Almieri di Agostino Vel-letti, un ignoto cantor popolare vissuto probabilissimamente nel secolo XY (1). È questa la pietosa storia d'amore d'una fanciulla fiorentina, che ricorda, a quanto pare, un fatto realmente seguito in Firenze , e che ad ogni modo ricevette la sua realtà dal sentimento del popolo che ne serbò e ne serba tuttodì viva memoria. Se il Boccaccio o lo Shakespeare vi avessero posto mano, Ginevra degli Almieri godrebbe oggi la fama e l'immortalità di Griselda e di Giulietta, ma cadde fra le mani d'un incolto popolano fiorentino che la mise in rozzi versi (i fiorentini davano forma poetica a tutto ciò che pareva lor degno di memoria) dove non e' è che « quella poesia che è il fatto esso stesso e che superando la ruvida veste poetica in cui è quasi nascosto, va dritto a scuotere le intime fibre del cuore » (2). Ecco in breve il contenuto di questa storia:
Antonio de' Rondinelli, gentile e costumato giovane di famiglia popolana fiorentina, ama da quattro anni Ginevra, giovinetta di rara bellezza, figlia di Bernardo degli Almieri, una delle famiglie nobili più antiche di Firenze. Più volte Antonio chiede Ginevra in isposa, ma sempre invano, chè il padre voleva maritarla ad un uomo che fosse di famiglia per grado e ricchezze pari alla propria. Infatti, dopo poco tempo, Ginevra, per volere del padre suo, diventò sposa di Francesco degli Agolant, nobile fiorentino, in cui più che l'amore aveva potuto la ricca dote della fanciulla. Questo matrimonio è per Antonio de'Rondinelli come un coltello nel cuore; egli giura di non amare e di non tórre mai altra donna, e non si stanca di seguitar la sua diletta Ginevra per le vie, per le feste, per le chiese, chè, dice il poeta, un vero amor giammai non si dimentica. Erano tempi di morìa. Ginevra cade malata ; è creduta morta, e come tale, con gran pianto e con assai dolore di tutti, massime d'Antonio, vien deposta in una sepoltura vicino alla chiesa di Santa Reparata. Trascorse alcune ore, Ginevra rinviene dal torpore che l'aveva fatta ritener morta, e per poco non muore davvero dallo spavento di trovarsi nella sepoltura. Ma vuol la sorte che la lapida del sepolcro abbia una piccola fessura, e
per quella fessuretta, Ch'era in quintadecima la luna, Dentro al sepolcro, uno spiraglio getta, Dov'è costei senza speranza alcuna, Con tanti affanni questa poveretta; Aperti gli occhi e levata a sedere Presto quel raggio lei venne a vedere.
Com'ha preso un po'di vigore e d'ardire, seguendo quel raggio di luna, Ginevra s'ingegna d'uscir dal sepolcro. Andando carpone trova una scaletta, la sale e giunge alla lapide che chiude la sepoltura.
(1) La Storia di Ginevra degli Almieri che fu sepolta viva in Firenze, di Agostino Valletti, riprodotta dalle antiche stampe e preceduta da una prefazione del Prof. D'Ancona, Pisa, Bistri, 1863.
(2) D'Ancona, prefaz. cit.