206 IL RISORGIMENTO.
l'istinto o l1 inclinazione naturale, vera e violenta reazione contro il misticismo ; il maraviglioso non nasce più dall'azione della divinità, che altera, sposta, sospende il corso degli avvenimenti del mondo fisico e psicologico in vista d'un particolare governo dell'umanità, ma, come nota ancora l'autore testé citato, nasce da uno straordinario concorso dì accidenti non possibili ad essere preveduti o regolati, perche il caso è signore del mondo. L'interesse del racconto non sorge più dai fini religiosi e morali conseguiti dai personaggi, ma dalla straordinarietà delle cause che determinarono le loro azioni e degli effetti che ne provennero. Che più1? noi troviamo che il miracolo è introdotto per servire ad inattesi scioglimenti profani affatto e talvolta immorali. Un racconto d'avvenimenti straordinari che si succedono nel mondo reale fra uomini reali, fatto in elegante prosa volgare, misto di comiche avventure, sparso di motti arguti, di facezie, di leggiadria, di voluttà — tali diventarono le leggende popolari sotto la penna del Boccaccio, e tali dovevano diventare per trovar favore pressoi suoi colti ascoltatori e leggitori. — Gli studi fatti, sul Decamerone, sul Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino e sulle novelle del Sacchetti, misero in piena luce questa trasformazione che i dotti letterati del secolo XIV fecero subire alle leggende sacre. Oggidì gli eruditi trovano avanzi di antichissim. miti indo-europei in molte di quelle novelle che il Boccaccio e Ser Giovanni scrivevano per intrattenere la colta ed allegra borghesia fiorentina (1).
Mentre i dotti trasformavano così il mondo miracoloso e severo della leggenda, sacra in quello borghese e scherzevole della Novella, anche il popolo trasformava, benché in guisa diversa da quella dei dotti, l'opera da lui creata. — Intanto si può osservare che anche molto tempo prima del secolo XIV, tra le popolazioni d'Europa in generale, la vera e propria creazione della leggenda era cessata. Ernesto Rénan, a proposito delle Vite dei Santi, dice che nel secolo XIII «la compo-sition des Vies des Saints était devenne un véritable métier et se réduisait à une fastidieuse répétition des mèmes formules et des mémes miracles » (2). In Italia, l rapido svolgersi delia vita civile e politica e i progressi della cultura, modificarono, prima che altrove, quelle condizioni di spirito in cui s'era formato il mondo miracoloso della leggenda. Il popolo prestava ancora fede a quei fantastici racconti ; certi tipi leggendari gli erano sempre cari ed amava vederli riapparire nei Misteri e nelle Sacre Rappresentazioni ; in tempi di morìe e di pubbliche sventure, nelle commosse fantasie delle moltitudini, essi riacquistavano una realtà or benefica e consolatrice, or malefica e spaventosa, a seconda delle circostanze, — ma contuttociò non si faceva che lavorare su un mondo già esistente, mondo che continuava a vivere nelle anime semplici, ma che era l'opera d'una facoltà inventiva ormai quasi del tutto scomparsa. Jacopo Passavanti, nel Trecento, narrò con inimitabile semplicità ed evidenza leggende d'origine antichissima. A misura, poi, che ci avviciniamo al secolo XV noi vediamo che i racconti di fatti straordinari tolti alla realtà della vita contemporanea, dalle antiche storie e tradizioni italiane, dai romanzi della Cavalleria, prendono, tra il popolo, il sopravvento sulle leggende miracolose. Era questo l'indizio di un profondo mutamento avvenuto nella coscienza popolare.
(1) Di ciò ne abbiamo avuto prova anche in recenti pubblicazioni italiane. V. le Prefazioni del Prof. D'Ancona alla Leggenda di San? Albano, prosa ineditadel sceoio XIV e alla Storia di San Giovanni Boccadoro, secondo due antiche lezioni in ottava rima (Bologna, Romagnoli, 1865). — V. anche la Prefazione dello stesso Sig. D' Ancona alla Rappresentazione di Santa Uliva (Pisa, Nistri 1863), in cui è accennata la trasformazione subita dalla miracolosa leggenda della S. Uliva nella Novella I, della Giornata X del Pecorone di Ser Giovanni Fiorentino. — Y. finalmente la Prefazione del Sig. A. Wesselofski alla Novella della figlia del re di Bacia (Pisa, Nistri 1866) in cui questo scrittore reca un altro esempio delle trasformazioni in discorso , studiando la Novella Vili della Giornata V del Decamerone. Di leggenda in leggenda, di tradizione in tradizione egli ci fa risalire fino al mito nordico di Odin ossia Wuotan.
(2) Études d'histoire rcligieuse, Paris, 1861.