CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 203
E così di male in male Yenivam moltiplicando; Or pel mondo andiam gridando. Penitenza, penitenza!
Innanzi e addietro al carro era gran numero di morti a cavallo, « sopra certi cavagli con somma diligentia scelti dei più secchi e più strutti che si potessin trovare, con coverture nere piene di croci bianche: e ciascuno aveva quattro staffieri vestiti da morti con croci nere, e uno stendardo grande nero, ed ossa e testa di morto. Appresso al trionfo si trassinava dieci stendardi neri, e mentre camminavano con voci tremanti ed unite diceva quella compagnia il miserere, salmo di David. Questo duro spettacolo, per la novità e terribilità sua, mise terrore e meraviglia insieme in tutta la città » (1). Il carro era d'invenzione del pittore Pietro di Cosimo e i versi erano di Antonio Alamanni. Quando poi Firenze, cacciati nuovamente i Medici, proclamata la repubblica ed eletto Cristo a suo re, si preparò a difendersi dalle armi del Papa e dell' Imperatore congiurati a' suoi danni, lo spirito del Savonarola rivisse, quasi a infondere e sostenere il coraggio dei combattenti: l'eroica gioventù fiorentina correva armata alle mura , intuonando la vecchia canzone dei Piagnoni:
Viva ne' nostri cuor, viva, o Fiorenza, Viva Cristo il tuo Re (2).
Caduta Firenze e la libertà, ai giorni lieti del Magnifico , a quelli tremendamente agitati del Savonarola e a quelli eroici del Ferruccio, successero gli squallidi ed ingloriosi del Principato mediceo. Al popolo fiorentino non rimase più che vendicarsi degli stran'eri invasori, rivolgendo il suo umor faceto ei suoi motti arguti contro i Lanzi tedeschi che guardavano il palazzo del Duca. Era talvolta il soverchio amor di costoro pel vino ch'ei toglieva a canzonare, imitando il loro gergo metà italiano e metà tedesco:
Per cazzar maninconie Sempre Lanze ha fiasche in mane: E per fiver liete e sane Trinche e bomber tuttevie.
Queste vine un cose sante, Sue potenze far temere Nubbriache tutte quante, Star più ritte non potere Or con fiasche or con bicchiere Trinche e bomber tuttevie.
Tal'altra rideva della loro miseria:
Pastor sante, Signor nostre Date a noi carità vostre.
Questi Lanzi buon compagne Tanto mene sue calcagne Che fenute dalle Magne Per leder Santità vostra.
(1) Vasari, Vita di Pietro di Cosimo, in D'Ancona, loc. cit.
(2) Non ci sono pervenuti canti popolari che ricordino i fatti e gli eroi dell'assedio di Firenze. Forse ve n'ebbero, come vuoisi ci fosse una canzone in dispregio del traditore Maramaldo, chiamato Maramau, ma andarono perdute. — V. D' Ancona, loc. cit, e Tigri Pref. ai Canti popolari Toscani.