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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   198
   IL RISORGIMENTO.
   Ora, quando leggiamo i versi di Lorenzo dei Medici e di Angelo Poliziano, che sono appunto i due uomini di questi tempi che per carattere, per tendenze e per abitudini seppero più degli altri loro contemporanei inspirarsi alla vita del popolo toscano e restituirgli, vestiti delle forme dell'arte, i sentimenti, le immagini ed i concetti che da lui avevano preso, — noi ci troviamo trasportati in mezzo a un popolo indifferente alla religione, alla morale, alla politica, che passa i suoi giorni tra le feste e le baldorie cittadine o tra le delizie campestri dei colli toscani, cantando allegri e fuggevoli amori, inneggiando alla natura, motteggiando piacevolmente ed argutamente, dolendosi soitanto che la rapidità del tempo non gli consenta di assaporare ad una ad una tutte quante le dolcezze della terra.
   Tutta la notte dinnanzi mi appare L' angelica figura e' 1 beli' aspetto, E parmi star con teco a ragionare, Onde per questo ne prendo diletto....
   Gigli e viole parmi aver nei letto____
   Cogli occhi tuoi mi hai messo il fuoco addosso, Tutto abbrucio e non mi posso aitare, 'Vorreti favellare e io non posso.... I' sono innamorato d'una rosa rossa E non mi so da lei il giorno partire, E l'anima dal corpo si discosta, Considerato che gli da' martire____
   Non posso più cantare ..........
   Dentro al mio core è gran maninconia E aggio perduto la fresca ghirlanda. Quella che mi donò 1' amanza mia, Come farò s'ella me la domanda? Dirò: l'aggio perduta in questa via. S' ella me la domanda con ragione Diro: l'aggio donata ad un garzone.
   Deh lasso quanto dolorosamente 1' faccio quest' amara dipartita ! I'mi diparto misero e dolents E l'alma si diparte dalla vita. Rivederotti mai, stella lucente ? Rivederotti mai, rosa fiorita? Rivederotti mai, cuor del mio cuore Gentile e bella e delle rose il fiore ?
   Dal citato articolo togliamo anche il seguente frammento di una Ballata popolare, an -teriore forse ai tempi del Magnifico e in cui al prof. D'Ancona pare ci sia un riflesso, una memoria lontana delle maravigliose tradizioni sparso per entro alle vecchi ballate brettoni,
   Et per un bel cantar di un mcrio
   La bella non può dormire: Et quando dorme et quando veggia,
   Et quando trahe di gran sospiri. Et la si leva nuda nudella Fuor del suo letto pulito, Et poi ne già nel suo giardino Sotto lo suo mandorlo fiorito,