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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 197
   nazionale, fornì, insiem colla classica antichità, materia e forme alle opere dei nuovi poeti dei tempi di Lorenzo il Magnifico.
   In alcuni libri di laudi spirituali del secolo XV, alla fine d'ogni lauda leggesi il principio d'una canzone prolana che dava il motivo per cantarla: spesso si trova che divotissime laudi dovevano essere cantate sull'aria d'una oscena canzone (1). Queste indicazioni, oltre ricordare una quantità grandissima di canzoni popolari, oggidì smarrite, ci rivelano anche i profondi cangiamenti avvenuti nell' indole del canto religioso popolare. — La laude, nel Medio Evo, era la schietta manifestazione del sentimento religioso, l'espressione lirica spontanea d'un mondo vivente nella coscienza. I canti di Jacopone da Todi ne sono una prova. Ma sul finire del secolo XIV, quando la religione dei contemporanei di Jacopone diventava per il maggior numero o superstizione o passiva abitudine, quando il mondo profano del Boccaccio pigliava il sopravvento su quello ascetico del Passavanti, trasfondendo il proprio spirito in tutte le manifestazioni della vita e imprimendo il proprio carattere persino al volgare, — la lauda diventò un canto convenzionale, e prese non pur la musica, ma la forma dei Rispetti, delle Ballate e dell' altre specie di lirica popolare ch'erano le voci del nuovo mondo profano dominante nella coscienza. Peggio fu, poi, quando i dotti letterati dei tempi del Magnifico tolsero a scriver laudi per il popolo. Indifferenti alla religione, essi vestirono di elette forme e di suoni armoniosi un contenuto fisso di sentimenti e d'affètti. Ognuno può convincersi di ciò leggendo le laudi spirituali scritte da Lorenzo de' Medici. Il popolo ripeteva quei canti, ma l'aria che vi adattava, le imagini, l'armonia delle parole e delle frasi li rendevano ognor più estranei alla coscienza religiosa perocché l'interesse sacro veniva sopraffatto dall' interesse artistico e profano. Persino le affettuose canzoni spirituali di Feo Belcari (eccezione forse unica* di sincero ed ispirato poeta religioso della prima metà del secolo XV) si dovevano cantare sul motivo di una canzone profana.
   Mentre la lauda languiva così col languire dell'ispirazione religiosa, fiorivano, invece, specialmente in Firenze, dov'era ancora vita di popolo e dove ogni privato o pubblico trattenimento era avvivato dal canto, le Ballate, i Rispetti, gli Strambotti, tutte insomma le forme profane della lirica nata fra il popolo. Questo noi possiamo con sicurezza argomentare dai molti principii di canzoni popolane che ci rimangono, non che dal frequente accennare che si fa ad esse in molte opere letterarie di quest'epoca. Ma stante la mancanza di documenti schiettamente e originariamente popolari non ci è dato studiar la poesia del popolo se non nelle poesie di quei dotti letterati, che cantando a modo popolare si resero gli interpreti dei sentimenti del popolo (2).
   (1) Il prof. D' Ancona nel suo articolo: La poesia popolare fiorentina nel secolo XV — (Rivista contemporanea di Torino, voi. XXX, settembre 1862), dà una lunga lista di quest principii di canzoni profane la cui musica doveva essere adattata alla lauda. — Anche il prof. Settembrini (Lezioni di Lett. ital., Voi. I, pag. 311) ci dà una lista di questo genere.
   (2) Il prof. D'Ancona nell'articolo testò citato ci dà alcuni Rispetti da lui trascritti da un Codice Magliabecchiano, osservando tuttavia che anch'essi, più « che poesia nata fra il popolo, sembrano imitazioni del genere popolare, ma per la maggior inesperienza dell' autore e la sua cultura evidentemente minore a quella di Lorenzo e del Poliziano vi appaiono in più gran numero versi, immagini e frasi prese dal popolo, e che ancor si rinvengono nei canti del contado». Eccone alcuni:
   Cara speranza mi mantien la vita, Dolce diletto del mio core stai, E di bellezza se' tutta fiorita Più ch'altra donna eh' io vedessi mai.... Un angiolo del ciel mi t'assomiglia Tante son le bellezze cùe tu hai....