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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO QUARTO. — RINNOVAMENTO DELLA LINGUA, ECC. 193
   1 arte. Il sentimento del bello faceva cosi quello che avrebbe dovuto fare il sentimento morale. In questi casi, la rozza sensualità plebea scompariva sotto l'eleganza delle forme, facendo luogo al finissimo abbandono epicureo dell' uomo colto. Che entusiasmo dovette destare in un popolo d'artisti il Trionfo di Bacco e d'Arianna, uscito dall'immaginazione classica di Lorenzo il Magnifico! e con quanta gioja si dovettero ripetere le graziosissime strofe che l'accompagnavano!
   Quanto è bella giovinezza Che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia ; Di doman non v'è certezza.
   Ciascun apra ben gli orecchi; Di doman nessun si paschi; Oggi siam, giovani e vecchi, Lieti ognun, femmine e maschi. Ogni tristo pensier caschi Facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia; Di doman non v'è certezza.
   Giovanetti e donne amanti Viva Bacco, viva Amore! Ciascun suoni, balli, canti, Di dolcezza infiammi il core : Non fatica, non dolore; Quel ch'ha esser convien sia; Di doma.n non v'è certezza: Quant'è bella giovinezza Che si fugge tuttavia! «
   Questo che Lorenzo de'Medici idealizzava e adornava delle grazie dell'arte, non era forse l'eco dell'anima fiorentina? Il popolo amò l'uomo che sapeva così bene immedesimarsi colla sua vita, e ridonargliene le intime aspirazioni vestite di forme cosi elette. Il suo nome fu esaltato a cielo, e alle mille § mille voci popolane plaudenti a quella civiltà, che sotto eleganti apparenze celava la corruzione più profonda, s'unirono quelle dei dotti, dei poeti e degli artisti, che trovavano in Lorenzo dei Medici, il dotto, il poeta, lo splendido mecenate.
   E in realtà, la parte che il Magnifico aveva preso nel movimento scientifico , letterario ed artistico del suo tempo , era delle più intelligenti ed efficaci. E vogliamo dire che codesta sua partecipazione non era soltanto quella di un ricco e magnifico protettore, ma quella altresì di un'intelligenza elevata e coltissima, che colla propria azione contribuiva allo sviluppo interiore e vitale di tutto ciò a cui essa s'applicava. — I membri dell'Accademia platonica, fondata da Cosimo, e da Lorenzo portata al suo massimo splendore, lo avevano sempre compagno nelle loro adunanze, e bene spesso lo sentivano recare in mezzo alle più ardue questioni filosofiche l'autorità d'un'ingegno agilissimo e penetrante. Negli allegri conviti che si tenevano in sua casa, i poeti lo avevano compagno in recitar versi in elegante volgare, imperocché (e questo è un altro merito suo) mentre dotti e poeti non scrivevano che in lingua latina, egli pel primo sentì che il pensiero della nuova cultura si moveva a disagio in quell'antica parola, e contro la prevalente opinione sostenne essere il volgare italiano acconcio, al pari della lingua latina, alla scienza e alla poesia, ed egli stesso ne porse l'esempio, filosofando e poetando nel volgare Ili Dante. Di quanto, poi, egli fece per il rinnovamento della classica antichità, ancora oggidì restano monumenti il Museo fiorentino e la Biblioteca Laurenziana. Che gusto squisito dell'arte lo mudasse , con quanta sapiente liberalità ne curasse e promovesse gì' incrementi, lo provò quel Giardino di S. Marco, dov' egli raccolse lwvEiiNizzi. — U Hisorgimenlo, 25