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CAPITOLO QUARTO
RINNOVAMENTO DELLA LINGUA E DELLA LETTERATURA ITALIANA
(1469-1491).
§ 1-
L'ITALIA DEI TEMPI DI LORENZO DE1 MEDICI.
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L'Italia dei tempi di Lorenzo dei Medici presenta un singolare contrasto fra la sua cultura e le sue condizioni politiche e morali. « Ridotta tutta in somma pace e tranquilLtà, coltivata non meno nei luoghi più montuosi e più sterili che nelle pianure e regioni più fertili, nè sottoposta ad altro imperio de' suoi medesimi, non solo era abbondantissima di abitatori e di ricchezze, ma illustrata sommamente dalla magnificenza di molti principi, dallo splendore di molte e nobilissime città, dalla sedia e maestà della religione, fioriva d'uomini prestantissimi nell' amministrazione delle cose pubbliche e d'ingegni molto preclari in tutte le scienze ed in qualunque arte preclara ed industriosa (1). » Tuttavia queste splendide apparenze di civiltà celano una condizione morale e politica tristissima, e basta, per accertarsene, scorrere rapidamente la storia italiana di quest'epoca.
La difesa della supremazia papale contro gli attacchi dei Concilii e del pi uc*-pato laico d'Europa, la guerra della Cristianità contro Turch , erano elevai interessi che avevano occupato il pensiero di Eugenio IV, di Nicola Y. e di Pio II, e che ad onta della sua decadenza, avevano mantenuto ancora un resto di decoro e di morale autorità alla Santa Sede. Ma durante i Pontificati di Sisto IV, d'Innocenzo Vili e d'Alessandro VI, quali sono gl'interessi che occupano il pensiero dei Papato? Si volga uno sguardo alla storia di Sisto IV. Non appena quest'uomo di scandalosi costumi e cupidissimo di denaro, ebbe messo piede sulla cattedra di S. Pietro (affermavasi pubblicamente che ciò fosse avvenuto per simonia), si valse della propria autorità e dell'oro della Chiesa per ingrandire la propria famiglia. Insigni i proprii nipoti delle dignità ecclesiastiche più elevate e lucrose, creò loro dei principati, mantenne col danaro estorto alla pietà dei fedeli il loro sfarzo principesco e le loro sfrenate libidini, proseguendo il compimento de'proprii disegni senza esitare d'innanzi a nessuna violenza o nefandità. L'ingrandimento della propria famiglia senza riguardi nè ad onestà, nè a giustizia di mezzi, ecco lo scopo supremo, ecco l'interesse più elevato degli ultimi pontefici del secolo X'V. Sisto IV sfacciatamente lo iniziò, Innocenzo Vili lo continuò, Alessandro VI lo realizzò con mezzi che si leggono con orrore nella storia. — Intanto in Milano al duca Francesco Sforza era succeduto Galeazzo Maria suo figlio (1466), un'uomo il cui nome si congiunge a quanto v' lia di più feroce e di più abbietto nella tirannide. Noi non dobbiamo raccontare la storia di un principe che inaugurò il proprio dominio col propinare il veleno alla
(I) Guicciardini, Storia d* Italia, Cap. I.