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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   178 IL RISORGIMENTO.
   l'Accademia rappresentate dal Pontano rendono imagine di ozu letterari, tenut' vivi dall'amore della cultura e dell'antichità classica, resi geniali dal dotto discutere, dal conversar familiare, sparso di grazia artistica, di festività, di epigrammi, d fina ironia di scettici sorrisi. Erano quesri quei TJies geniales di cui Alessandro d'Alessandro scriveva i ricordi. Raccolti nei gurdini o nelle case del Pontano, quel, eruditi e quei poeti godevano tranquillamente delle delizie più squis te della cultura, in mezzo ad un mondo religioso, politico e morale che rov.-nava da ogni banda. Quivi, dice il d'Alessandro, detinebat demiileebatque nos vir Me <11 Pontano) fandi dulcissìmus, egregia quadam et illustri oratione sermonenue perquam lepido et venusto, totos plerumque dies, tanta in eo comitas, tantusque lepos erat (1).
   Ciò che v' ha di veramente vivo nel Pontano e ne' suoi compagni dell'Accademia napolitana è il sentimento della natura esteriore e quello della bella forma nato dallo studio dell' arte classica. Tutto ciò che so^ge dai sensi loro rapiti dai profumi e dal sorriso incantevole del cielo di Napoli, tutto ciò che nasce dall'obblio epicureo della vita, esce dalle loro immaginazioni voluttuose splendidamente vestito di forme latine. Il regno del misticismo è fin'to, il Medio Evo colle sue malinconiche aspirazioni, co'suoi languori e terrori, colle sue visioni e co'suoi simboli è scomparso. Il Pontano non sente che l'incanto della natura esteriore, la sua mmag. ia-zione è popolata di giulivi fantasmi, il suo cuore è pieno di gioconde emozioni. Nel suo verso non cercate più n là della ebbrezza voluttuosa del senso esterno. Non vi trovereste nessuna di quelle note patetiche che risuonavano ne canti dei poeti italiani, quando una nrstica idealità soperchiava il sentimento delle cose, o che sentite nei poeti moderni tormentati dalle insolubili contraddizioni dell'esistenza; il verso del Pontano ripete la festa del senso raffinata e illegiadrita dalle grazie dell'arte classica; il suo canto è l'eco fedele dei finissimo epicureismo di un popolo d'artisti idolatra della bella forma, che ama tessere di sorrisi e di voluttà la trama della vita.
   Trasportiamoci colla fantasia sulle rive del mar di Napoli. È un giorno sereno e splendido, e l'aria è piena dei profumi involati ai boschi d'arancio. Ecco Lepidina e Macrone, due giovan sposi che teneramente si amano, e che seduti all' ombra vanno tra loro ragionando così:
   M. Et grav.da es, Lepidina, et onus grave languida defers Obbam lactis, et hsec fumanti farta canistro. Hac agenduin viridi paulum requiesce sub umbra, Declinat Sol dum rapìdus, d?esevit et zestus.
   L. En lactis tibi sinum atque lirec snnul oscula trado. Umbra mih hsec veteres (memores) jarn suscitat ignes 0 conjux milii care Macron, redde altera Macron.
   M...................
   Hic, Lepidina, mihi suspiria prima dedisti. Tunc Macron Lepidina tibi, Lepidina Macronì.
   L. Has inter frondes virgultaque nota latebas
   Cum tibi prima rosam, primus mihi fraga dedisti.
   M. Hic Macron, Lepidina, meus, me prima rocasti Et primus, mea, te alternans Lepidina vocavi,
   L. Yiximus ex ilio gemini sine lite culumbi. Nox soeios vidit, socios lux, oscula junge Mutua, s'c gemini servant ?u amore culumbi.
   M. Illa, uxor, memini nunc, oscula (prima fuere), Nostra tuis, tua labra meis hsesere diuque, Spiritus alterno huc illuc se miscuit ore. Tunc Orcus si nos una rapuisset, amantum Una futura anima, una etiam simul umbra futura.
   (1) Citato da Napoli-Signorelli, Vicende della cultura delle Due Sicilie.