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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   il risorgimento.
   riacquistato il suo valore, la vita terrena non è più un esilio sconsolato dell'anima; di quella felicità che il Medio Evo credeva conseguibile soltanto in una vita ultra mondana, un raggio ne brilla anche quaggiù. Giovanni Pontano, già settuagenario , Vivente lontano dagli affari in amena solitudine, presentava sè stesso agli-amie suoi come tipo d'un uomo colto, civMe, godente la felicità nella vita terrena: Ego vero, egli dice, ingenue quo vobiscum \agam, rneaque prò consuetudine, nam et vos ipsi vitam, mores, studia actionesque jam novistis meas, nunc aemum ante actae vitae capio laborumque praeteriturum, quos plurìmos ac maximos inter agendum subji, fructum etiam suavissimum. Nam septuaaenarius jam, valido corpore, bonis externis quantum satis est modestiae praesertim r.xeae, suffultus, animum so/um exerceo, eumque oontinenter, praeterquam cum,nec tamen quoti-die, villani inviso et hortos gladioque expurgo arbuscuias. Mente autem sic fruor ut sotam liane meum esse ducam, soli huic inhaeream, eam unarn exerceam ac colam, quotidie alìquid aetate ac studiisque meis dignum conterrplaiis, cogitatio-nes ipsas meas aut scriptis mandans, aut cum amicis eas conferens. . . . Isque frnetus est, et quidam bene suavis, eorum omnium quae et juvenis olim egi, et nunc senex ago » E dopo aver riepilogato gli atti della propria vita, e mostrato come dopo molte e torbide procelle avesse finalmente trovato un porto sicuro e quietissimo conchiude: « Quo in ocio et coctitus ipsis miìii fruì vuleor et in e a tranquillitate vivere, ut et nunc demum et mihi ipsi non regibus videor omnino vivere. Possum itaque ex me ipso fides vobis facere, bene constituto Uomini ni-hìl esse optahilius, quietius, felicius, quam ubi ab negotiis civilibusque ad,mini-strationibus honeste secedenti ocium contigerit, in qua mente fruatur, id est IR vinorum numinum familiaritate atque amicitia » (1).
   Eccoci adunque ;n presenza di un mondo morale non governato che dalla ragione, di un mondo in cu l'uomo e la natura riprendono la loro serietà e il loro valore, Esso non e a dir vero, il prodotto soltanto di quel vivo sentimento della realtà che fei venne svolgendo nella cose tenza italiana dal Petrarca in poi; perocché nel suo contenuto ci abbia larghissima parte la cultura greco-latina, e la sua forma sia tolta a- classici iMini. Al Pontano, come a tutti i lat iiist suoi contemporanei, il mondo della natura e dell'uomo non appariva ancora mmediatamente qual era in sè stesso, ma attraverso i dogm e le forme dell'antichità classica. Il nostro moralista fa verso iutta Tant chità quello che Cicerone aveva fatto soltanto verso i Grec Egli attinge da quella suoi prmcipii, e 1 combina e li espone, più da oratore che da filosofo, in una prosa latma facile ed elegante. Il suo pensiero si move sotto l'ispirazione degli antichi, e cerca le propr.e forme specialmente in Cicerone, Tuttavia questo stesso interesse che dirige il pensiero unicamente verso l'ant'chltà è indizio d'una profonda mutazione seguita nella coscienza. Nel Pontano, infatti, la vita interiore del Medio Evo è cessata del tutto , e perciò egli rimane ndif-ferente ed estraneo a quella cultura teologica, scolastica, mistica che trovammo giacere ancora, benché inerte e senza efficacia, nel pensiero dei prim. erudir5 del secoloXV. Non più trascendenza, non più creazioni di entità astratte e fantastiche, non più aspirazioni indefinite e malinconiche verso un'ideale posto al di là della vita, e quindi anche non più precetti d'esagerato ascetismo, negaz >m violente delle tendenze umane e naturali. La mente s'aggira dentro la cerchia delia vita terrena, si ferma a studiare l'uomo e la natura, dà un valore a cose dianz neglette e spregiate, ed è governata dalla fiducia serena di potere un giorno gedere anche in questa vita mortale di quella pace interiore, che i moralist dell'epoca trascorsa non credevano possibile che nella vita futura.
   Ed or vediamo quale arte sia nata da queste contazioni d spinto e da questa cultura tutta profana e classica.
   (1) De Pruàentia, I. 31.