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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   188 IL RISORGIMENTO.
   De Magni (ìcentia, De Denefieentia, De Splendore, De Conviventia, De Prudentia, ìibr> cinque, De Magnanimitate, libri due, De Fortuna, libri tre, De Immanitate, De Aspiratione Iibr, due, De Sermone, libri se;, e finalmente sei libri De bello neapo-litano, in cu è narrata la guerra sostenuta da Ferdinando contro il duca Giovanni d'Angio. — Come ne; libri di cose naturali si nota l'assenza di ogni misticità teologica, ed una mirabile perspicuità di lingua e di stile, test momo della seren'tà interiore di chi li scriveva, così uei trattati di morale è scomparso ogru modo ascetico di concepire la vita, e insieme è scomparsa ogn astrattezza e asprezza scolastica di esposizione. N'uno creda però d'incontrarvi un pensatore originale che nel dettar precetti inorai muove da una sintesi nuova del mondo e delia vita. Educato alia scuola degli antichi, il Fontano accetta quel loro mondo etico che ha la sua legge e il suo scopo dentro 1 1 nit. della vita terrena, Ad ogni tratto c'ì icontriamo nelie dottrine di Aristotile, di Cicerone, di Seneca, o nelle sentenze di alti antichi moralisti accettate come principi indiscutibili, come norme stabilite della condotta morale. Invece di nuove teorie, trovarne molte e fine osservazion sulla natura umana e sulle condizioni social e un frequente ricorrere ad esempì antichi e moderni, che manifestano la tendenza costante dello scrittore a non usc^e dalla realtà della vita.
   Ogni antica e nuova filosofia, dice il Puntano, ogni legge divina ed umana, ha per iscopo di sottomettere i moti dell'anima alla ragione. L'onestà delle az.oni, la virtù, il bene nascono dall'ubbidienza alla ragione. Lo stabilirsi degli umani consorzi segnò il sorgere dell'impero della ragione, il'loro durare e svolgersi ne richiede il mantenimento. Sia che s prenda l'uomo individualmente, sìa che lo s prenda nella famiglia come figlio, come padre, come marito, o nello stato come c.ttad ,10 e soldato, l'ubbidienza alla ragi me 11011 deve mai ven.r meno. Toglietela, e toglierete .nsieme ogn bene, ogni progresso della vita individuale e soc ale. Il corso stesso degli astr e gli esseri tutti della natura esteriore, ove non ubbidissero all'eterna ragione che li governa, non potrebbero coesistere nè svilupparsi La ragione ha nella vita umana la stessa autorità che il pilota ha in una nave (1).
   Ma qual'è il contenuto dei precetto della ragione1? La vita umana, la natura e la sapienza antica ce lo additano. Serba modo e regola in ogni cosa, t enti nel giusto mezzo fra due estremi, — ecco il supremo precetto della ragione, ecco la fonte da cu nascono .1 bene e la virtù. — Tenendosi lontano da un grossolano materialismo del pari che da un'esagerato spiritualismo, l'uomo deve cercare cosi i ben della vita fisica, come quelli della vita spirituale. Tanto il desiderio delle cose ut.il eie passioni, quanto la ragione non furono indarno poste nell'uomo dalla natura. L'uomo bene ordinato alla virtù ed alla felicità è queg i che intende, sa e vuole, e che nello stesso tempo ha svilunpato le proprie forze fisiche senza essere per ciò diventato un Milone, e si è procurato ben della viia materiale senza essere per ciò diventato un Creso. Il ben vivere importa l'armonia dei due elementi fisico e spirituale della natura umana. Non può dirsi che v^va bene l'uomo solivago e curante sol di sè stesso, bensì quegli che è buon padre e buon cittadino, e che pratica tutte le pubbliche e private virtù. Però ancora, sarà ,-:ta perfetta secondo la ragione non quella che è soltanto contemplativa, 0 soltanto act.va, ma quella che insieme contempera la speculazione e l'azione, perchè il contemplare e l'operare sono entrambe facoltà che la natura donò all' uomo, acciocché 1' una serva d ajuto all'altra. — Chi vivrà cosi lontano da due estremi conseguirà anche la felicità più perfetta e degna dell' uomo (2).
   La giusta misura è la condizione della virtù della bontà e bellezza di ogiK cosa nella vita. In che cosa e, ad esempio, riposta la Fortezza? — Noi, per natura, cerchiamo le cose buone e fuggiamo le cattive. Quelle si cercano, perchè si sanno, 0 si credono utili e buone; queste si fuggono perchè si sanno, 0 u credono nocive.
   (1) Pontano, De Obedientia.
   (2) Id., De Prudentia.