Stai consultando: 'Storia Letteraria d'Italia Il Risorgimento', Giosia Invernizzi

   

Pagina (182/380)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (182/380)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   i 50 IL RISORGIMENTO.
   sto grande, e grande si fece in pari tempo il favore degli Aragonesi a suo riguardo. Morto Alfonso, Ferdinando lo chiamò a sè, lo volle suo segretario, lo diè maestro a suo figlio, lo colmò di onorificenze, lo fornì di moltissim agi della vita materiale. Visse in tal gì isa per molfann* dividendo il suo tempo fra le pubbliche faccende e gli studi. Soldato, egli seguì Ferdinando nella guerra contro il duca Giovanni d'Angiò, poi Alfonso in quella d' Otranto del 1480, prendendo parte alle fatiche ed ai perico' del campo; uomo di stato, andò nel 1482 paciere fra il Duca 1 Ferrara e i Veneziani, e nel 1486 ambasciatore a Roma a negoziarvi la pace tra il Pontefice Innocenzo VII! e re Ferdinando; — dotto, sci sse di cose fìsiche, poi-tiche, morali e Ietterai-e, iiassumendo le conoscenze e le opir oni de'temi i sue ; — poeta, infine, lasciò versi latini, che sono per avventura i più belli che s'    Re Alfonso mantenne i Pontano nell' ufficio di mu'stro che aveva occupato sotto il regno di Ferdinando, e 1' ebbe : l tanta st.ma che se ne fece scolpire il ritratto che teneva nella sua l'biioteca.
   Intanto i nostro poeta era succeduto al Panormita nella direzione dell'Accademia napolitana. Pieno di svai atissima cultura, eloquente e facondo nel discorrere, cortese e piacevole nei modi, egli d.ventò l'amma d. quei dotti convegni, e diè nuovo ed efficace mpulso agh studi che vi si facevano. Gli accademici erano da lui raccolti ne'sue. giardini o nelle sue case, ivi trattenuti in discussioni alla socratica intorno alla filosofia, all' erudizione e all'arte, ed allettati, dice Alessandro d'Alessandro, talora da gravi ed i'iustii sermoni, tal'altra da uu ragionare lepido insieme e venusto (1). Guidata dal Pontano, l'Accademia napolitana ragg unse in breve un grado altissimo di prosperità. Lelio Giraldi l'assomigliò al cavallo di Troja per la copia di hegf ingegni da essa prodott « E veramente, soggiunge il Tiraboschi, non v'ebbe forse in questo secolo alcuna Accademia di belle lettere che con la napolitana potesse venire a confronto (2).
   Ma correvano tristi tempi. Quasi tutti questi eruditi segretari di Principii e cortigiani hanno il cuore senza morale, e tu I vedi passar dall'una all'altra corte, servendo e lodando il principe che pajra meglio. La grandezza dell'ingegno e la vastità della dottrina non tennero il Pontano dal seguir la corrente. Egli che neile sue opere aveva predicato in belle frasi latine la temperanza nel desiderio e nel godimento dei beni materiale, egli già sollevato ai primi onori dello stato e godente di moltissim. ag della vita, un giorno, appunto dopo aver ottenuto la pace da Innocenzo Vili, in ricompensa del prestato servigio volle il dono d'una baronia, e perchè Ferdinando glielo ricusò, scrisse contro di lui il dialogo « De Ingratitudine > dove il re è assomigliato ad un asino, che delicatamente nutrito dal suo padrone ne lo ricompensa poi con calci e percosse. Che più? Egli che aveva a lungo ragionato della gratitudine e della fedeltà, n una solenne occasione si mostrò ngrato, fedifrago e codardo. Quando nel 1495 Carlo Vili re di Francia, entrava trionfante in Napoli, e Alfonso era fuggiasco in SiclL i, e Ferd> landò da tutti tradito s'era riparato ad Ischia, i Pontano lesse alla presenza del re francese un'orazione latina in in cui esaltava il novello conquistatore e malediva gli Aragonesi. È 1 Guicciardini quegli che riferisce questo fatto, e son del Guicciardini 'e seguenti parole che giudicano l'operato del Pontano: « Alle sue laudi (del Pontano) molto chiar'ssime per eccellenza di dottrina e di azioni civili e di costumi détte quest'atto non picc ola nota; perchè essendo stato lungamente segretario dea re aragonese e appresso a
   (1) Alessandro d'Alessandro, B>es geniales, citato da Napoli-Signorellì nelh sue Vicende della coltura delle due Sicilie, Parte III.
   ^2) Tiraboschi, Stor. della Lett. italiana, Tomo VI, Lib. Ili, Cap, IV. In Giannone (Storia di Napoli, Lib. 23, Cap. Ili), in Napoli-Sigaorelli ( Vicende della coltura delle Bue Sicilie), in Zeno (Dissertazioni Vossiane), si trovano i nomi dei poeti ed eruditi che fecero parte dell'Accademia pontaniana.