Stai consultando: 'Storia Letteraria d'Italia Il Risorgimento', Giosia Invernizzi

   

Pagina (178/380)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (178/380)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   i 50
   IL RISORGIMENTO.
   dizione cosi dell'Accademia platonica come della romana, a poco a poco scompare, e g'iene sottentra uro più amante della realtà, più sensibile all'eleganza e alla lucidezza della forma, ma nel medesimo tempo più scettico ed indifferente, il quale ridona alle opere dei mondo greco-latino la loro antica serenità. In Roma poi, dove Pomponio Leto e il Platina, accusati di risuscitare il culto pagano, avevano dovuto subire il carcere e la tortura, non passarono molt'anni che il paganesimo si diffuse rapidamente nella stessa Curia romana, dall'ultimo dei cardinali salendo infino al sommo Pontefice. Giulio II fece demolire metà dell'antica basilica di S. Pietro, in cu* erano raccolti i nionument. della venerazione cristiana di tanti secoli, e pose la prima pietra di un tempio foggiato in sullo stile dei templi antichi; Leone X passò la sua vita di deuzie intellettuali fra letterati ed artisti paganizzanti, fra avanzi e statue della Grecia e di Roma; e intanto per il cardinal Bembo suo segretario, il tradurre l'Epistola di S. Paolo a Romani era diventato un' nezia, una puerilità indegna d'occupare un uomo grave.
   § 4.
   L'ACCADEMIA NAPOLETANA.
   Uno dei caratteri del movimento intellettuale italiano che ci ha finora occupato, è V universalità. Si può dire che quante sono le Città d Italia, altrettanti sono i centri di cultura, dove si lavora con grande ardore ad un unico scopo, quello di ristaurare l'antichità. Dappertutto si risvegliano i ricordi degl. antichi padri d'Italia, dappertutto si cercano, come altri disse, i titoli di nobiltà del genere umano. In tutta Italia ne. vediamo le corti p.erie di eruditi protetti ed acearrezzat dai Signori, dai Prìncipi e dalle Repubbliche. In Milano, sono prima i 'Visconti, poi gli Sforza; in Ferrara gli Estensi, in Firenze i Medici, in Roma i Pontefici, in Napoli gli Aragonesi. Soltanto è da notare che neho svolgersi l'erudizione risente l'efficacia dell'ambiente in cui vive e riceve quindi impronte special quasi in ogni città ta-liana. Noi abbiamo assist.to al lavoro intellettuale deile accademie d. Firenze e di Roma, passiamo ora nell'Italia del mezzogiorno, e not arno i caratter e le tendenze dello svolgimento che ivi si opera nella erudiziene classica.
   Nel 1435, Alfonso d'Aragona, prigioniero in Milano del Visconti, vi conobbe un latinista, giureconsulto, storico e poeta già famoso per le sue opere. Quest era Antonio Beccadelli, il quale per essere nato in Palermo (1304), da famiglia oriunda però da Bologna, si chiamava il Panormita (1). Egli aveva visitato varie università d'Italia, e da ultimo s'era fermato in quella di Pavia, occupandosi di giurisprudenza e di studi d'antichità classica. In seguito si era acconciato col duca Filippo Maria Visconti che lo teneva suo segretario e dicesi anche suo maestro di scoria. Innanzi che re Alfonso io conoscesse egli, tra molte poesie latine, aveva pubblicato un'oscena raccolta di epigrammi latini col titolo V Ermafrodito, dedicato a Cosimo dei Medici. Ninna produzione più di questa offendeva la morale privata e pubblica, e, per verità, anche in mezzo alla corruzione delle classi colte della società italiana di quel tempo, essa fu' accolta con generale e severissima disapprovazione. — Bernardino da Siena e Roberto da Lecce, la fecero oggetto d invettive nelle loro prediche ; in Ferrara, mentre vi siedeva il concilio del 1438, essa fu pubblicamente e alla presenza del Papa gettata alle fiamme; lo stesso accadde in Bologna e in altre città d'Italia. Anzi, se vogliamo prestar fede a Lorenzo Valla, i« Milano non solo si diede alle fiamme l'Ermafrodito , ma innanzi ad un immenso popolo il Panormita stesso fu arso in effigie (2). Poggio Bracciolini, quand'ebbe letto
   (1) Corniani, 1 secoli della Lett. ital., Epoca III, Art. VII.
   (2) Vedi uote dal Tonelli alla sua traduzione della vita di Poggio di Shepherd, Cap. Vili.