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Storia Letteraria d'Italia
Il Risorgimento
Giosia Invernizzi
Francesco Vallardi Milano, 1878, pagine 368

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a cura di Federico Adamoli

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   CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 163
   cheologia e dalla Storia romana fecero naturalmente cadere nell'obblio i libri di Pomponio Leto. Sarebbe vano cercare in essi la esattezza e la fedeltà storica. Vissuto venerando superstiziosamente Roma antica, Pomponio Leto accolse nelle sue opere storiche ed archeologiche tutte le favole e leggende che valevano a circondare di maestà e di solennità il grandioso concetto eh'ei s'era formato della città e della civiltà degli Scipioni e degli Augusti ; l'entusiasmo non gl consentiva la critica minuta e severa. E noi dobbiamo accettare questa vasta, libera e fantastica riproduzione dell'antichità latina colle sue inesattezze, le sue favole, e studiarla, però che, così com' è, si riscontra in essa uno dei momenti più importanti ed originali del pensiero italiano. Un giorno le tradizioni latine diventeranno sterile campo dì eser-citazion rettoriclie, pomposo decoro alla nullità ed all'inerzia del pensiero, stromento efficacissimo di servitù intellettuale e morale. Ma ai tempi di Pomponio Leto esse vivevano la vita dello spinto dell'epoca, vita disordinata, corrotta, fantastica, ma energica, feconda, possente. Allora esse risvegliavano in mente un tumulto di pensieri nuovi, sorgevano eccitatrici di magnanimi sentimenti e di libere aspirazioni e mediatrici d'idee grandiose ed audaci. — Un tale spirito dell'antichità latina vivente la vita ita.iana, qualunque essa sia stata, del secolo XV, è quello che Pomponio Leto trasfondeva nell'Accademia da lui fondata, ravvolgendolo di mistero e di superstizione. « Pomponio Leto, dice il Settembrini, adoratore dell'antichità, istituì una religione del classicismo, la quale si componeva di erudì/.ione e di filosofìa, adorava Platone e il Vangelo, proponeva ad mutare Numa e Mosè che furono ri-verent. agli Dei per fare reverenti le moltitudini; e infine insegnava che i Cristianesimo non è altro che una trasformazione del Paganesimo, nel quale stanno le verità prime » (1).
   Partecipi di queste idee, seguaci di questa religione astratta e fantastica del classicismo erano i dotti uomini componenti l'Accademia romana, fra i quali Bartolomeo Sacco, clic si faceva latinamente chiamare il Platina. — Il Sacco aveva assunto e latinizzate il nome di Piadena, terra del Cremonese, ov'egli era nato nel 1421. In sua gioventù egl aveva militato per quattro ann: sotto le bandiere di Francesco Sforza, poi stanco della vita militare, s'era ritirato per andare a Mantova, e attendervi agli studi sotto Ognibuono Leoniceno. Più tardi s'era messo col cardinale Francesco Gonzaga, che lo aveva tolto a proteggere, e che finalmente lo aveva seco condotto a Roma, dove i suoi talenti e il favore del cardinal Bessarione gli avevano procurato un posto nel Collegio degli Abbreviatoti. Questo collegio, creato da papa Pio II, componevasi di sessanta uomini dotti che dovevano stendere i Brevi in bella e pura lingua latina, e che venivano per questo lavoro lautamente ricompensati. Siccome però si faceva uno scandaloso mercato di quest'uffizio, cos* Paolo II, successo al dotto Enea Silvio, soppresse il collegio e licenziò senz'altro i dotti che
   10 componevano. Gli strepiti, le accuse, le minaccìe naturalmente furono molte e molto vivaci. Il Platina, rimasto senza impiego e ridotto all'indigenza, dapprima pregò e scongiurò, poi, vedendo tornar mutili le preghiere, s'apprese anche lui al partito di strepitare, e ili una lettera diretta al papa, minacciò di rivolgersi ai principi d'Europa, onde esortarli a convocare un concilio, al quale il papa stesso dovesse rendere ragione dello scioglimento del collegio. Paolo II rispose col mandare
   11 Platina .ri carcere e col tenervelo quattro mesi.
   Liberato dalla prigionia, per intercessione del cardinale Gonzaga ed entrato a formar parte dell'Accademia di Pomponio Leto, altri e maggiori guai lo attendevano.
   L'Accademia fu rappresentata al Pontefice come una setta d' uomini senza religione e senza moralità, congiuranti contro la sua vita e contro la Chiesa. A queste accuse, che per verità non avevano fondamento alcuno, se ne aggiungevano altre più verosimili, perchè trovavano appiglio nelle tendenze e nelle abitudini intelletti) Lesioni di Lett ital., Voi. 1, III periodo, XXXIIi.