CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 155
molte opinioni di filosofi antichi a questo proposito, e provato contro Epicuro che l'anima umana non è corporea. Seguendo Platone ed Aristotile, sempre colla fiducia di conciliare le loro dottrine colla fede cristiana, s'era domandato se 1'anima esista prima o dopo il corpo creato, se sia sostanza o accidente, se vi sieno nell'uomo più anime. Incontratosi finalmente nelle teorie di Averroé, le aveva combattute, sostenendo l'individualità degli spiriti. — Anche in età matura il Landino tornava vo-lontieri col pensiero a questi suoi dialoghi, « perchè, diceva egli in quelli sono rac-co'te molte cose che non si trovano altrove insieme, perchè congiunsi la platonica con l'aristotelica e stoica disciplina, e quelle ho sottomesso alla cristiana verità » (1).
A 33 anni il Landino era tra gli uomini più stimati in Firenze per la sua dottrina, per il suo fine gusto nella poesia, per la gravità e bontà del suo carattere. — Piero dei Medici gli affidava l'educazione de' suoi due figli Lorenzo e Giuliano, e la Signoria lo chiamava ad insegnare la poetica e la rettorica nello Studio fiorentino. Qui egli interpretava i classici ad un numero grandissimo di scolari, accorsi a F renze, non solo da tutte parti d'Italia, ma ancora dalla Germania, dall'Inghilterra e dal Portogallo; qui richiamava gl'italiani allo studio del volgare del trecento, ch'ei diceva non essere al disotto del latino, e potersi, al par di questo sottoporre a regole di grammatica e di rettorica (2); qui commentava loro il Canzoniere dei Petrarca e preparava il Commento sulla Divina Commedia, che è ritenuta come la più pregievole fra le sue opere (3).
Per avere un'idea del platonismo che il Landino metteva nella interpretazione dei classici e nelle sue lezioni di rettorica e di poetica, prendiamo le sue Quislioni Camaldolesi. (1). — Narra egli che nella state del 1460, dimorando a Pratovecchio e cercando ristoro agli ardori canicolari, deliberò, insiem con Pietro suo fratello, di fare una salita a Camaldoli. I due fratelli s'avviarono a quella volta, e giunti all'Eremo, seppero che dianzi v'eran pure capitati Lorenzo e Giuliano de'Medici, Alamanno Panuccini, Pietro e Donato Acciajuoli, Marco Parenti e Antonio Canigiani. S'erano essi appena accompagnati con questi nuovi pellegrini, e riuniti in una cella dell'Eremo stavano tutti riposandosi del cammino, quand'ecco s'annunzia loro l'arrivo d, Leon Battista Alberti che, di ritorno da Roma, era passato a visitare il Ficino nella sua villetta di Montevecchio. Tutti d'accordo stabilirono di trattenersi nel Casentino durante i giorni della canicola, onde godere dell'amenità dei monti e del cielo mitissimo. Il giorno appresso , alzatisi per tempo e udita la messa, Si diressero tutti verso il bosco, ascesero il colle, e camminarono finché riuscirono in un prato fiorito, dov'era una fonte e dove i rami d'un grosso faggio stendevano larghe e dense ombre. Quivi siedettero, e Leon Battista Alberti, dirigendosi a'com-pagni suoi, incominciò dal chiamar felici coloro che essendo letterati, abbandonano per qualche tempo gli affari pubblici e privati, e si raccolgono a disputare in qualche amena solitudine. Naturalmente il discorso cadde allora sulla vita attiva e contemplativa, e fu posta la quistione quale di esse sia più eccellente e più propria per l'uomo. Lorenzo de'Medici e Leon Battista Alberti sono gl'interlocutori del dialogo. Quest'ultimo, appoggiato alle dottrine platoniche, sostiene la vita contemplativa, e dimostra che
(1) In Bandini, op. cit. § 14, nota 4.
(2) Landino, prelezione italiana ai Commenti sul Canzoniere del Petrarca: in Bandini, .op. cit., § XXI.
(3) Commento di Cristoforo Landino fiorentino sopra la Commedia di Dante Ali-ghieri. Fu stampato diverse volte in diverse eittà d'Italia. Nel voi. II del Bandini, dov'è il catalogo delle opere del Landino, ei trovano anche i titoli delle prelezioni ai Commenti di Petrarea e di Dante, non elie le biblioteche dov'esse si trovano.
(A) Christophorj Landini ad illustrerà Fridericum Principem Urbinatem, Disputano-num Camaldolensium, Lib. IV. — Quest'opera ha forma di dialogo. Nel 1° libro si tratta della vita attiva e contemplativa, nel del Sommo Bene, nel 3° e 4° delle Allegorie del' l'Eneide di Virgilio.