CAPITOLO TERZO, «•>- SVOLGIMENTO DELL'ERUDIZIONE. 151
tismo nel quale egli credeva d' aver conciliato V antichità col Cristianesimo, la ragione colla fede. Pensava che Platone, Socrate e Pitagora fossero in luogo di media salvazione, perchè ebbero fede in un Dio creatore, e vissero secondo la legge naturale (1); trovava delle analogie fra la morale di Socrate e quella del Vangelo, e nelle sue prediche in S. Maria del Fiore, insieme alle Scritture, chiamava le dottrine di Platone a difesa del dogma religioso. — Nel 1478, prendendo occasione da certi prodigi apparsi a Vulterra, scriveva al Papa che avendo conferito insieme sopra tal fatto quattro filosofi , egualmente studiosi di profezia e di astrologia, dalla congiunzione dei pianeti ne avevano dedotto che il prossimo biennio sarebbe stato infelicissimo, talché il volgo crederebbe vicina là fine del mondo. E così prediceva le estreme calamità del genere umano, oppresso dalla guerra, dalla fame, dalla peste, la morte di molti principi, una nuova eresia per parte di un falso profeta, la navicella di P ìtro pericolante nelle acque del Tevere, i barbari devastanti l'Italia (2). — Quanto a sè stesso , il Ficino attribuiva la sua malinconia a Saturno, andava sempre coperto di amuleti, credeva d' esser tratto dalla sua costellazione ad occuparsi sempre degli antichi, aveva accettato l'oroscopo che lo destinava a rinnovare le cose antiche, e dilettavasi di predire il futuro agli amici suo) (3). Tutt' quesii traviamenti furono da lui ridotti a teoria in un'opera intitolata l)c Vita (4), opera il cui terzo libro porse il destro ai suoi nemici di accusarlo di magia e di negromanzia presso Innocenzo Vili.
Dove poi Marsilio Ficino espose interamente il suo platonismo Alessandrino maritato con la teologia cristiana, si è nella Teologia platonica, la sua opera principale, la sintesi de'suoi studi e insieme la prima forma di sistema filosofico uscito dall'e-rudizone italiana del secolo XV (5).
Seguendo il corso prestabilito dall' eterna ragione gli esseri della natura, secondo il Ficino, passano attraverso ad una serie infinita di forme, sospinti da una forza ini .ma, specifica, inseparabile da essi e cagione di tutti i fenomeni eh' essi ci presentano. Questa forza è la terza essenza : l'acqua, la terra, la luce, gli astri, le piante, tutti gli esseri della natura sensibile hanno una terza essenza, ossia un'anima particolare razionale, immortale, ma inseparabile da essi, da Dio creata e trasfusa in essi per mezzo degli angeli clie circondano il suo trono. Se la terra continuamente rifiorisce, se l'acqua genera spontaneamente animali, se gli astri si muovono con supremo ordine, egli è perchè c'è una terza essenza che anima tutte queste cose. — Le terze essenze sono distribuite in dodici ordini, secondo le costellazioni dello zodiaco, mutuamente corrispondono fra loro, e tutte si specchiano nell'anima dell'uomo, microcosmo della creazione. « In conseguenza di ciò, avviene che tutte le anime della natura possono agire su quella dell'uomo, perchè tutte vi trovono riscontro, e in questo modo viene spiegata l'influenza delle stelle. Se la stella Marte in una certa sua posizi me può avere influenza sopra un uomo, egli è perchè nell' anima di lui
(1) Epist., Lib. V, 46.
(2) Galeotti, op. cit., § XIII.
(3) Il Cors nota che il Ficine s'era acquistato fama di mago riputatissimo, cacciando spiriti e demonii.
(4) L'opera De Vita è divisa in tre libri. Il primo è intitolato De Sanitate tuenda, e tratta delle malattie proprie dei letterati e dei medicamenti addatte a guarirle. Il secondo è ntltolato De vita producenda, e costituisco un'igiene adattata per tutti coloro la cui vita consiste principalmente nel pensiero. Il terzo è intitolato De vita coelitus comparanda, ed è un trattato della vita dei cicli, degli influssi degli astri sulla vita umana, delle virtù dell'agata, dei topazio, dei denti, della vipera ecc. — Quest'opera era compiuta nel 1489.
(5) Theologia Platonica sive de immortal itat e animorum, Ficini opera, Basilea. Il Galeotti crede che quet'opera sia stata composta dal Ficino tra il 1475 e il 1480. La prima edizione e stampa è del Miscomini colla data 1182, e porta in calce la protesta di voler sottoporre la dottrina del libro al giudizio della Chiesa.